Finto matrimonio per il permesso di soggiorno? Costa 10mila euro

Pubblicato il 2 Dicembre 2011 - 13:26 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO – Avevano pensato a tutto: c’era chi cercava ragazzi e ragazze siciliani compiacenti disposti a contrarre falsi matrimoni in cambio di denaro e chi reclutava in loco marocchini desiderosi di trasferirsi in Italia con regolare permesso di soggiorno, attraverso il ricongiungimento familiare con i finti coniugi. Una vera e propria agenzia matrimoniale, scoperta dalla polizia a Palermo, che in cambio di diecimila euro circa rendeva ”regolare” la posizione dei nordafricani in cerca di una nuova vita in Italia.

In 14 – uno e’ ancora ricercato – sono stati arrestati per reati che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata all’ingresso illegale di stranieri, alla truffa e alla bigamia. Bigamia si’, perche’ almeno due delle ragazze arrestate – a cui poi sono stati concessi i domiciliari – si erano sposate con questo metodo piu’ volte probabilmente potendo contare su funzionari dell’anagrafe compiacenti che ritardavano la registrazione delle nozze consentendo nel frattempo la celebrazione di un secondo matrimonio.

Dei 13 gia’ arrestati nove hanno avuto i domiciliari e 4 la custodia in carcere anche se a una di questi – Samira Akkacha, moglie dell’organizzatore dell’affare arrestato due anni fa, Mirko Occhipinti – sono stati concessi i domiciliari in quanto madre di una bimba neonata.

L’inchiesta e’ la prosecuzione di un’indagine avviata due anni fa, la stessa in cui fini’ in manette Occhipinti. Questa volta oltre alla moglie dell’uomo e a Giovanni Bonaccorso, incaricato di trovare giovani siciliani compiacenti, sono stati arrestati nove falsi sposi e gli altri componenti dell’organizzazione. Dall’indagine e’ emerso che uno degli arrestati, Francesco Lo Iacono, aveva ”prestato” la compagna Francesca Paola Cardinale, pure lei ai domiciliari, che ha contratto ben due finti matrimoni. L’organizzazione intascava 10mila euro per ogni marocchino ”sistemato”.

Tremila andavano ai ”nubendi” siciliani. Coinvolte anche due gemelle di Pantelleria. Le ragazze hanno raccontato agli inquirenti che in Marocco, dove andavano a conoscere i futuri sposi e fissare le condizioni economiche dell’affare, venivano costrette a stare chiuse in casa per non farsi vedere in giro e malmenate. Circostanza che potrebbe fare ipotizzare anche il reato di riduzione in schiavitu’. (