FIUMICINO – E’ caduto per sbaglio o si è buttato dentro quel canalone dalle parti di Maccarese, litorale romano? E’ un giallo il caso di un bambino di 11 anni che sabato scorso è morto annegato in un tratto d’acqua che serve ad irrigare i campi di queste zone. All’inizio si era pensato ad una caduta accidentale e questa ipotesi non è al momento tramontata. A complicare le cose c’è però il vissuto di questo bambino, non proprio semplice. Di più: le maestre di sostegno che seguivano il ragazzino a scuola raccontano di uno sfogo, in passato, che potrebbe avere una qualche relazione con la sua fine. Ne parla Il Corriere della Sera:
genitori del bimbo, separati da tempo, svolgevano lavori saltuari: sono stati portati in commissariato per ricostruire la dinamica dei fatti. La famiglia, stando alle prime indagini, presentava alcune criticità. Il piccolo, che frequentava la prima media, era stato seguito a scuola da un insegnante di sostegno e dall’«Assistente educatrice culturale», figura assegnata ad alunni con problemi di ogni genere, dalla disabilità a disturbi cognitivi. La diagnosi del bimbo non era chiara. Le stesse operatrici però lo scorso marzo avevano segnalato alla scuola e ai servizi sociali una situazione familiare «difficile».
Quel giorno lo studente, in uno dei tanti momenti di particolare agitazione, aveva detto piangendo frasi strazianti, angosciose, inconciliabili con i suoi 11 anni: «Non ce la faccio più, ora mi ammazzo». Aveva detto alle assistenti di un clima familiare duro da sopportare, dei genitori che si drogavano davanti a lui, delle violenze subite: gli investigatori stanno appurando se si trattasse di maltrattamenti. Il piccolo aveva chiesto aiuto, disperatamente e a lungo. Le sue grida però ieri, dalla riva di quel canale, non le ha sentite nessuno.
L’autopsia stabilirà con certezza se il bambino avesse subito violenza, anche in passato.