Forconi, perquisiti leader che aggredirono Osvaldo Napoli. Minacciarono “Ordine di cattura popolare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2017 - 08:49 OLTRE 6 MESI FA
Forconi, perquisiti leader che aggredirono Osvaldo Napoli. Minacciarono "Ordine di cattura popolare"

Forconi, perquisiti leader che aggredirono Osvaldo Napoli. Minacciarono “Ordine di cattura popolare” (foto d’archivio Ansa)

ROMA – La Polizia ha eseguito una serie di perquisizioni nei confronti di leader ed esponenti del Movimento dei Forconi in diverse parti d’Italia. Gli uomini delle Digos, coordinati dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, è intervenuta a Ascoli, Campobasso, Como, Firenze, Latina, Roma, Taranto e Treviso. Le perquisizioni sono scattate nei confronti di coloro che hanno manifestato l’intenzione di attuare “l’Ordine di cattura popolare“, un documento messo a punto da alcuni degli indagati e definito “fortemente istigatorio” dagli investigatori, nel quale si invitano i cittadini ad arrestare tutti i parlamentari, gli esponenti del governo e il presidente della Repubblica.

Ci sono anche i responsabili dell’aggressione al parlamentare di Forza Italia Osvaldo Napoli, avvenuta davanti a Montecitorio lo scorso 14 dicembre, tra i destinatari delle perquisizioni. Complessivamente gli uomini della Digos hanno eseguito 18 perquisizioni, tutte nei confronti di soggetti appartenenti o vicini al movimento, che hanno mostrato di voler dare seguito a quanto affermato nel documento di 19 pagine denominato ‘Ordine di cattura popolare’ dove, appunto, si invitano i cittadini ad ‘arrestare’ parlamentari e rappresentanti delle istituzioni In questo quadro rientra l’aggressione ad Osvaldo Napoli: il parlamentare fu bloccato fuori dalla Camera da un gruppetto di appartenenti ai Forconi intenzionati ad eseguire “il primo arresto popolare di un politico”. L’intervento di polizia e carabinieri consentì di evitare conseguenze per Il deputato di Fi e identificare e denunciare 14 persone. Dalle indagini è inoltre emerso che gli indagati hanno depositato in alcuni uffici di polizia l’ “Ordine di cattura popolare” e hanno postato sui social network diversi proclami di rivolta sociale.