Formigine, uccise la figlia e si ammazzò: alla madre e vedova indennizzo da 8.200 euro

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 4 Marzo 2019 - 16:53 OLTRE 6 MESI FA
Formigine, uccise la figlia e si ammazzò: alla madre e vedova indennizzo da 8.200 euro

Formigine, uccise la figlia e si ammazzò: alla madre e vedova indennizzo da 8.200 euro

MILANO  –  Ottomiladuecento euro per la morte della figlia: questo l’indennizzo stabilito da un giudice per l’omicidio di Erica Bove, uccisa ad otto anni dal padre Antonio, che poi si tolse la vita nella casa di famiglia di Formigine, in provincia di Modena.

Era il 17 gennaio del 2008. L’intera cittadina rimase sconvolta da quel crimine. Bove, operaio alla Ferrari a Maranello, non voleva arrendersi alla decisione della moglie di separarsi. Colpì con sette coltellate la loro bambina di sette anni e mezzo, e poi rivolse la lama contro di sé e si uccise.

Adesso, undici anni dopo quell’omicidio-suicidio che ha distrutto una famiglia, la madre della bimba, vedova dell’assassino, ha ottenuto questo indennizzo in base alla direttiva europea del 2004 in favore delle vittime dei reati violenti. Il suo avvocato, Claudio Defilippi, parla di una “quantificazione errata e incostituzionale” e si prepara al ricorso in appello e presso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. 

“L’omicidio-suicidio commesso dal coniuge – scrive il giudice – ha precluso un compiuto accertamento penale sulla vicenda e ancor più qualsivoglia statuizione risarcitoria”. Il diritto della donna a ottenere l’indennizzo, però, secondo il giudice, “non può essere contestato”. “Considerato che l’indennizzo, ancorché previsto dall’ordinamento europeo, costituisce in ogni caso un’elargizione di natura solidaristica posta a carico della collettività, ovvero della fiscalità generale e non un risarcimento in senso proprio, la quantificazione dell’ammontare non deve necessariamente coprire il danno nella sua interezza”, sono le argomentazioni del magistrato contestate dall’avvocato Defilippi, che è pronto a ricorrere contro la sentenza. 

Fonti: Ansa, E-Justice