Formigoni, “Soldi fatti transitare sul conto della fidanzata Emanuela Talenti”

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 09:48| Aggiornato il 27 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Bonifici a Emanuela Talenti, ex fidanzata di Roberto Formigoni, in modo da “non farli transitare sul conto” del governatore della Lombardia “affinché non vi fosse evidenza degli importi che trasferiva” in contanti: Repubblica aggiunge particolari alla vicenda che ha colpito i vertici del Pirellone, e che vede Formigoni indagato per associazione a delinquere. 

In particolare il quotidiano pubblica il racconto di un dirigente della Banca Popolare di Sondrio ai pm di Milano. Secondo quel bancario i soldi transitati sul conto della Talenti sarebbero stati tra i cinquemila e i ventimila euro, in banconote da 500.

L’esame di queste somme movimentate sui conti, scrive Repubblica, hanno portato gli inquirenti a parlare di “anomalia”, e a sostenere che Formigoni avesse “disponibilità di significative somme di denaro contante”. “La disponibilità di tali somme di denaro contante, cita sempre Repubblica, è tanto anomala quanto grave, se si aggiunge che – oltre a non esservi alcuna tracciabilità (…) le modalità di utilizzo del contante sono tali da ostacolarne la quantificazione ed a dissimularne la provenienza”.

Scrive Repubblica:

“Risulta infatti che, dal luglio del 2003 al marzo del 2009, abbia effettuato o disposto di effettuare “operazioni extraconto” in particolare sui conti della Talenti (73.000 euro) e del suo stretto amico Alberto Perego, anche lui indagato. In sostanza “anziché procedere in via ‘ordinaria’ con il versamento del contante sul conto corrente per poi trasferirne l’importo al beneficiario (operazione che avrebbe certamente evidenziato il possesso di contante) – prosegue il rapporto – è stato utilizzato un conto interno della banca che, accogliendo il versamento di contante, non ne ha lasciato alcuna traccia sul conto di Formigoni”.

E di 270 mila euro in contanti parlano anche, nell’avviso di chiusura dell’inchiesta, i pm, incasellandoli tra i benefit – accanto ai viaggi esotici, a vacanze su yacht e a finanziamenti per iniziative politiche e elettorali – ricevuti dal Celeste, tramite Daccò e Antonio Simone, per compiere quegli atti contrari ai doveri d’ufficio che si traducevano, questa la ricostruzione della procura, in delibere che facevano lievitare i rimborsi alla Fondazione dalle cui casse sono stati distratti negli anni circa 61 milioni.

Delibere varate nonostante il parere contrario dei tecnici e che riguardavano in particolare le cosiddette funzioni non tariffabili. Funzioni che, come ha testimoniato Giuseppe Merlino, supermanager dell’assessorato alla Sanità, “erano di prevalente interesse del San Raffaele e della fondazione Maugeri, e costituivano le voci su cui ricevevamo ogni anno maggiori pressioni e interferenze da parte del presidente Formigoni e di Daccò”.

E ci sono anche due biglietti di ringraziamento del Celeste a Maugeri che, secondo l’accusa, avvalorerebbero la tesi della corruzione, (…) biglietti poi finiti agli atti dell’inchiesta milanese.

Il sequestro dei due biglietti (…) a parte degli investigatori è (…) una “circostanza singolare, che contribuisce a dar maggior forza alle ipotesi investigative”. In particolare, scrivono gli investigatori, “si è appurato che Umberto Maugeri e Costantino Passerino, nell’ambito dell’accordo corruttivo in essere con Daccò/Simone ed il presidente Formigoni, in occasione delle elezioni politiche del 2010, su richiesta di Daccò, gli avrebbero versato la somma di 600 mila euro per la campagna elettorale”.

In tale circostanza, “Passerino manifestò a Daccò l’esigenza di Umbero Maugeri di avere un segno tangibile di riconoscimento da parte del presidente Formigoni per la suddetta elargizione”. Si spiega così dunque, si legge negli atti, “e non in un gesto di semplice amicizia, peraltro disconosciuta dalla stesso Maugeri, il biglietto di ringraziamento del giugno 2010, a pochi mesi di distanza dalle elezioni, che il presidente Formigoni fece recapitare a Maugeri attraverso lo stesso Daccò”.”