Fortuna Loffredo, Marianna Fabozzi dà un alibi a Raimondo Caputo

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2017 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA
Fortuna Loffredo, Marianna Fabozzi dà un alibi a Raimondo Caputo

Fortuna Loffredo, Marianna Fabozzi dà un alibi a Raimondo Caputo

NAPOLI – Al processo per la morte della piccola Fortuna Loffredo, abusata e gettata da un palazzo del Parco Verde di Caivano (Napoli) il 24 giugno 2014, Raimondo Caputo ribadisce le accuse alla ex compagna Marianana Fabozzi, sostenendo che fu lei ad uccidere la piccola Chicca lanciandola da una finestra del sesto piano e precisando che al delitto avrebbe assistito anche sua figlia, amichetta della vittima. Mentre Marianna Fabozzi respinge ogni coinvolgimento nell’omicidio, sostiene di non aver indotto la figlia (principale teste di accusa) al silenzio, ma allo stesso tempo scagiona Caputo, confermandone l’alibi: afferma infatti che quando Chicca precipitava nel vuoto lui si trovava giù in strada, insieme con l’altra bambina.

Sono le due versioni contrastanti emerse all’udienza di mercoledì 10 maggio al processo davanti alla quinta sezione della Corte di Assise di Napoli per l’omicidio di Fortuna Loffredo. 

Un’udienza dedicata soprattutto all’interrogatorio dei due imputati: Raimondo Caputo detto Titò, accusato dell’omicidio e di abusi nei confronti di Fortuna e della figlia della ex compagna, le cui dichiarazioni impressero una svolta all’inchiesta, e Marianna Fabozzi, che deve rispondere del solo reato di concorso nelle violenze sessuali attribuite a Titò.

Titò ha detto che quando Chicca precipitò lui si trovava in strada. Sostiene che a lanciare la bambina giù dal finestrone di un pianerottolo (e non dal terrazzo all’ottavo piano, come invece sostiene l’accusa) fu Marianna, che, a suo dire, soffrirebbe di disturbi mentali e avrebbe già ucciso con le stesse modalità un figlio l’anno precedente. Per questa vicenda l’inchiesta che vede indagata la donna è tuttora in corso.

Caputo ha ammesso di aver abusato di una delle figlie che Marianna aveva avuto da un precedente rapporto ed ha sottolineato che Marianna sarebbe stata consapevole e consenziente. Una versione contraddetta dalla donna che ha negato ogni responsabilità ma ha confermato comunque l’alibi di Titò.

In apertura di udienza è stata ascoltata la criminologa Roberta Bruzzone, consulente dell’associazione Caramella buona, per la tutela dei minori, che si è costituita parte civile. Bruzzone ha parlato di ”discrasie importanti” nel racconto fatto agli inquirenti dalla amichetta di Fortuna ed ha espresso critiche alla conduzione delle audizioni sottolineando che talune domande poste alla piccola erano allusive.

La bimba sarebbe stata sincera, secondo la criminologa, quando ha parlato degli abusi, ma sarebbe invece apparsa inattendibile nelle accuse rivolte a Titò. ”Quando rievoca è fedele, quando ricostruisce no”, ha sintetizzato Bruzzone che ha sottolineato come agli atti vi siano quattro versioni diverse.