"Foto proibite" a Villa Certosa: Berlusconi parte civile a Olbia

Pubblicato il 4 Novembre 2011 - 17:33 OLTRE 6 MESI FA

OLBIA – Silvio Berlusconi parte civile nel processo per le foto 'proibite' che lo avevano ripreso, nella primavera del 2007, mentre passeggiava con alcune ragazze nel parco di Villa Certosa, la sua residenza estiva in Sardegna, a Porto Rotondo. L'atto formale di costituzione è stato depositato dall'avvocato del premier, il sostituto processuale Carla Puddu, in occasione della prima udienza del dibattimento davanti al giudice del Tribunale di Olbia Riccardo de Vito. Per un difetto di notifica il processo è stato rinviato al 14 febbraio 2012.

Nel frattempo le parti hanno presentato una lunga lista di testimoni: da Emilio Fede, direttore del Tg4 e amico del Cavaliere, a Lele Mora, l'agente dei vip finito al centro di varie inchieste giudiziarie, l'ultima lo ha portato in carcere per bancarotta fraudolente; da Gianni Gamondi, l'architetto che si occupò della ristrutturazione de La Certosa, a Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri e fedelissimo del premier.

Sul banco degli imputati, il fotoreporter sardo Antonello Zappadu – assente oggi in aula – accusato di violazione di domicilio e violazione privacy per aver ripreso Berlusconi all'interno del grande parco di Villa Certosa con cinque ragazze, scatti poi pubblicati in parte dal settimanale Oggi.

In una lettera letta in Tribunale dal difensore Giommaria Uggias, Zappadu denuncia come negli ultimi anni sia stato vittima di ''atteggiamenti di ostracismo'' che gli sarebbero costati il licenziamento con la conseguente decisione di lasciare l'Italia per ''riparare in Colombia'', dove attualmente vive con la sua famiglia e da cui non vuole rientrare. Il fotografo ha fatto sapere al giudice di essere disponibile a partecipare al processo ''attraverso forme di comunicazione telematica''.

Tra i 30 testi della difesa, anticipa l'avvocato Uggias, ''abbiamo citato anche alcune ragazze che siamo riusciti a individuare, oltre al sottosegretario Bonaiuti: era stato lui – spiega il difensore – a riferirsi a quell'incontro di Villa Certosa parlando di riunione politica''. I legali del premier puntano a far valere il principio della tutela dell'immagine dell'uomo pubblico ripreso in atteggiamenti privati, contestando quindi la violazione del diritto alla privacy. La difesa di Zappadu, invece, si appella al diritto-dovere di cronaca.