Cinque Terre, nove indagati per la frana: anche sindaco e presidente del Parco

Pubblicato il 1 Ottobre 2012 - 22:25 OLTRE 6 MESI FA
(LaPresse)

A SPEZIA – La Procura di La Spezia ha iscritto 9 persone nel registro degli indagati per la frana in via dell’Amore, nelle Cinque Terre. Tra gli indagati, scrive l’Ansa, vi sono il presidente del Parco delle Cinque Terre, Vittorio Alessandro, e il sindaco di Riomaggiore, Franca Cantrigliani. Nel registro è finito anche  Franco Bonanini, l’ex presidente del Parco, proprietario di uno dei terreni dai quali si sono staccati i massi. L’accusa della Procura ai 3 è di aver “omesso di monitorare lo stato dei versanti e di adottare e/o far adottare le misure di consolidamento e/o protezione necessaria”.

Giovanni Maddaleni, pubblico ministero titolare dell’inchiesta, ha fatto recapitare gli avvisi di garanzia, notificati il 1 ottobre agli interessati dalla Forestale. Gli altri indagati sono cinque tecnici professionisti di una società di La Spezia che era intervenuta tempo fa nella zona per lavori di consolidamento del versante franoso. Nonostante i lavori di consolidamento, i massi sono tornati a cadere.

Il pm ipotizza pertanto sia nei confronti dei tecnici quanto degli altri indagati il reato colposo di aver indirettamente provocato la frana sulla base degli articoli 426 e 449 (chiunque cagiona una frana) del codice penale e, sulla base dell’articolo 113, li accusa di ”cooperazione nel delitto colposo”. Oltre ad Alessandro, al sindaco di Riomaggiore e all’ex presidente Bonanini risultano indagati un altro proprietario dei terreni su cui si è verificata la frana e cinque appartenenti alla ditta che si è occupata dei lavori e del monitoraggio.

L’avviso di garanzia afferma: “Malgrado il Parco avesse quali finalità statutarie la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione del paesaggio storico-agrario delle Cinque Terre, della sentieristica, la difesa e la ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici, la promozione e/o gestione dei servizi turistici collegati alla fruizione ambientale ed alla valorizzazione del rapporto uomo-natura, e malgrado proprio ai fini della gestione di tali servizi il Parco richiedesse un compenso ai soggetti interessati al percorso dei sentieri, ometteva di monitorare lo stato dei versanti e di adottare o far adottare le misure di consolidamento e/o protezione necessaria”.