Frana a Cortina d’Ampezzo, geologo: “Sicurezza? Dovremmo radere al suolo le montagne”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Agosto 2017 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA
Frana a Cortina d'Ampezzo, geologo: "Sicurezza? Dovremmo radere al suolo le montagne"

Frana a Cortina d’Ampezzo, geologo: “Sicurezza? Dovremmo radere al suolo le montagne”

BELLUNO – Una bomba d’acqua che si è abbattuta su Cortina d’Ampezzo e ha causato una frana che ha sepolto una donna, il medico in pensione Carla Catturani. Evitare le frane però non è possibile, come spiega il geologo Matteo Isotton: “L’unico sistema per mettere in sicurezza le aree di montagna sarebbe quello di radere al suolo le montagne”.

Le fortissime precipitazioni che si sono abbattute su Cortina d’Ampezzo, con il governatore del Veneto Luca Zaia che ha chiesto lo stato d’emergenza, possono causare frane e questo fenomeno non è facile da arginare, spiega Isotton:

“Quello delle ultime ore è un fenomeno del tutto naturale al quale si deve la formazione stessa delle valli e dei ghiaioni. Nella zona di Cortina, lungo l’asse del Boite gli eventi di questo genere sono peraltro più frequenti che altrove e la conformazione fisica della zona fa sì che, in caso di precipitazioni violente, grandi quantità d’acqua siano convogliate molto velocemente in pochi punti”.

Il geologo distingue tuttavia zone più propedeutiche alla formazione di colate detritiche, come quella di Aquabona, lungo la strada statale “Alemagna”, sempre alle porte di Cortina, da altre nelle quali l’aspettativa appare più remota perché da molti decenni non si registrano dinamiche franose:

“Ma ragionando sul ‘non è mai successo nulla’ – dice Isotton – nemmeno la tragedia di Rigopiano sarebbe mai dovuta accadere. Eppure basta studiare la geomorfologia anche attraverso un semplice sguardo alle mappe di Google per capire come, prima o dopo, in certe aree il cedimento di superfici inclinate deve per forza accadere”.

Per quanto riguarda la provincia di Belluno, secondo Isotton, è una zona dove manca una cartografia geologica completa:

“Occorre aumentare la consapevolezza di questo limite così come la cultura della prevenzione. Intervenire con sistemi di protezione e sottopassi laddove le probabilità di frane siano più evidenti si può fermo restando che massi, detriti e fango continueranno a cadere verso valle fino a quando esisteranno le montagne”.