La figlia del vigilante ucciso a Napoli: “Inorridita per i selfie dal carcere dell’assassino di mio padre”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Maggio 2020 - 08:42 OLTRE 6 MESI FA
La figlia del vigilante ucciso a Napoli: "Inorridita per i selfie dal carcere dell'assassino di mio padre"

La figlia del vigilante ucciso a Napoli: “Inorridita per i selfie dal carcere dell’assassino di mio padre”

NAPOLI – Marta, figlia del vigilante Francesco Della Corte, ucciso a colpi di spranga da tre minorenni nel tentativo di impossessarsi della sua pistola, torna a parlare degli assassini di suo padre, in particolare delle foto inviate dal carcere da uno di questi ad una emittente locale, col cellulare che dovrebbe usare solamente per parlare con i familiari.

Francesco Della Corte fu aggredito nel marzo 2018 davanti alla metropolitana di Piscinola a Napoli. Morì dopo una lunga agonia.

La ragazza ha scoperto di quelle foto del killer di suo padre, un 19enne condannato a 16 anni, che rinchiuso nel carcere minorile di Airola (Benevento), ha usato – in modo abusivo – il telefonino del Dipartimento amministrazione penitenziaria (il Dap) per mandare selfie, allegro e sorridente, ad una web tv.

Lo stesso ragazzo, lo scorso anno, pubblicò le foto della sua festa sui social, festa avvenuta durante un permesso premio.

“Le nostre vite sono sconvolte di nuovo – ha detto Marta intervistata da Irene De Arcangelis per La Repubblica -. Prima la morte assurda di mio padre, poi lo choc dei permessi premio concessi al suo assassino e ora questo.

Le fotografie su whatsapp inviate a una emittente locale. Siamo sbalorditi, inorriditi da questa situazione, è difficile persino trovare le parole.

Già è complicato ricostruire i pezzi di una vita distrutta e di una famiglia annientata, dover ricominciare di nuovo è assurdo.

E tutto perché chi dovrebbe garantirci la possibilità di riprenderci le nostre vita non lo fa”.

Marta si chiede come sia possibile che quei cellulari non siano stati bloccati: “Si fa con i telefonini che si danno ai bambini… Possono solo chiamare i numeri decisi dai genitori. Perché non è stato fatto dall’amministrazione penitenziaria? Perché?”.

Si torna sui permessi premio ottenuti dal killer: “Soltanto per un caso ho scoperto che quel ragazzo, l’assassino di mio padre, era uscito per cinque volte dal carcere e aveva anche fatto la festa per i suoi diciotto anni. Con tanto di fotografie.

Per non parlare del permesso per il provino per entrare in una squadra di calcio”.

La giovane si dice “indignata”: “A questo punto è chiaro che c’è qualcosa che non va con lo Stato. Che da una parte non ci concede la possibilità di tornare a vivere dopo tanto dolore e dall’altra non segue il percorso che deve fare questo ragazzo.

[…] Perché se quel ragazzo non viene seguito, se esce con i permessi premio, potrebbe anche uccidere ancora. Ed è lo Stato che deve garantire l’interesse della collettività”.

Infine, amareggiata, confessa a La Repubblica: “I parenti della vittima è come se non esistessero per lo Stato. E anche questa volta la ferita è stata riaperta ed è stato gettato sopra il sale”. (fonte LA REPUBBLICA)