Il consigliere calabrese: “Qui o sei a disposizione o non fai politica”

Pubblicato il 29 Febbraio 2012 - 13:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Sono un politico a disposizione e non ci trovo niente di male, anzi se non mi ci mettessi, in Calabria non potrei nemmeno pensare di fare politica.” E’ il trailer del nuovo film con Cetto Laqualunque? Putroppo no: a pensarlo, a dirlo, a metterlo addirittura per iscritto è un consigliere regionale calabrese (della corrente di Alemanno), Francesco Morelli, mister preferenza nel 2010 alle elezioni regionali e arrestato a Milano con l’accusa di aver favorito le famiglie Lampada-Valle nell’assegnazione delle concessioni dai Monopoli per le slot-machine. La vicenda è raccontata da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera.

Concediamo a Morelli l’attenuante che, essendo detenuto, ci provi in tutti i modi a dimostrare la sua innocenza con il magistrato, il reato è gravissimo, concorso esterno in associazione mafiosa. Però, mai si era visto che un politico adducesse come difesa la tesi che il clientelismo è una condizione fisiologica, prostrarsi al potente mafioso uno status quo inalterabile. Lo ha fatto in uno stato di parziale ottenebramento dovuto alla paura del carcere? No, “fuori fase”, come dicono i suoi avvocati, ci era finito quando aveva ammesso, per poi appunto ritrattare, la circostanza che aveva intascato 50 mila euro da Lampada.

L’incredibile ammissione che un politico è necessariamente “a disposizione” (magari con la “o” molto aperta tanto per rendere più carnoso il pregiudizio) è la tesi fondante della richiesta ai magistrati di essere rimesso in libertà. La considera un’attenuante, è il cuore dell’istanza presentata al gip Giuseppe Gennari che non ha potuto far altro che rigettarla. Scrivono testualmente gli avvocati di Morelli: “La mentalità elettoralistica-clientelare è diventata cultura, costume e inevitabilmente anche modo di governare”. E’ un punto di partenza, descrive il clima, suggerisce un’antropologia sociale calabrese.

Da ciò si desume che, per politici come Morelli  che vivono e “operano in questo difficilissimo ambiente, mettersi a disposizione è quasi d’obbligo, senza grandi possibilità di di crearsi  una difesa che lo garantisca da immorali e infedeli strumentalizzazioni. Il mettersi a disposizione è condizione quasi fisiologica dell’attività politica svolta in Calabria…”.