Francesco Schettino: chiesta conferma condanna a 16 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Aprile 2017 - 09:39 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Schettino: chiesta conferma condanna a 16 anni

Francesco Schettino: chiesta conferma condanna a 16 anni (foto Ansa)

ROMA – Confermare la condanna di Francesco Schettino: è questa la richiesta dell’accusa nei confronti dell’ex comandante della Costa Concordia. “E’ stato un naufragio di tali immani proporzioni e connotato da gravissime negligenze e macroscopiche infrazioni delle procedure” che non è possibile concedere le attenuanti all’ex comandante della ‘Costa Concordia’ Francesco Schettino che deliberatamente “non inviò il segnale di falla all’equipaggio per far scattare l’ammaina scialuppa e mettere subito in salvo i passeggeri”. Lo ha sottolineato il Sostituto procuratore della Cassazione Francesco Salzano nella sua requisitoria nell’Aula magna della Suprema Corte nel primo giorno di udienza per il grave e tragico disastro marittimo avvenuto la sera del 13 gennaio 2012, poco prima delle 22, davanti all’isola del Giglio per una disgraziata e improvvisata manovra di accostamento ad alta velocità.

Trentadue le persone morte, decine i feriti, enormi le operazioni di soccorso – e poi quelle di bonifica e di recupero del relitto – avvenute davanti alle telecamere di tutto il mondo per mettere in salvo centinaia e centinaia di passeggeri intrappolati a bordo mentre la nave si inclinava sempre di più. Disonorevole la fuga del comandante che gettò discredito internazionale sulla marineria italiana. Il Pg, dopo un’ampia ricostruzione dell’enorme mole di errori, sottovalutazioni, violazioni delle leggi del mare commesse non solo da Schettino – che non era presente oggi in aula – ma anche dagli altri ufficiali che hanno patteggiato la pena con giudizi separati, ha chiesto la conferma della condanna a sedici anni e un mese di reclusione inflittagli dalla Corte di Appello di Firenze il 31 maggio del 2016, una sentenza che aveva ricalcato quella di primo grado.

Salzano ha poi chiesto l’accoglimento del ricorso del Procuratore generale di Firenze che vuole una pena più severa per Schettino con l’applicazione dell’aggravante della previsione dell’evento, dunque della colpa cosciente, per i plurimi omicidi colposi. L’ex comandante quindi rischia non solo di entrare subito in carcere se la condanna dovesse essere confermata il prossimo 12 maggio, data prevista per il verdetto degli ‘ermellini’ presieduti da Vincenzo Romis, ma anche di andare incontro ad un inasprimento della pena dopo un appello bis che si svolgerebbe a detenzione in corso. La difesa di Schettino ha chiesto di poter mostrare un video da lui stesso filmato che, non si sa come, lo scagionerebbe dall’accusa di aver abbandonato la nave. La richiesta è stata avanzata fuori termine e il 12 maggio Romis farà sapere se accoglierla o meno. Il Pg ha già detto ‘no’.

Per primo ha parlato l’avvocato Donato Laino che ha tentato di far passare l’ex comandante come ‘agnello sacrificale’ di colpe altrui. “Tutta la vicenda giudiziaria si è incentrata su Schettino definito ‘criminale’ quando invece si è trattato di un incidente. Tutto è ruotato attorno a Schettino dipinto come uno ‘sborone’ e sempre inseguito dalle telecamere. Il suo ruolo è stato deciso a tavolino. Lo si accusa anche di essersi messo in salvo: mentre la nave stava cadendo si pretendeva che lui facesse la cariatide e la tenesse su! Schettino è il colpevole ‘ideale'”, ha esclamato Laino con una certa enfasi. Forse di rimando al Pg che aveva detto ‘no’ ad ogni concessione delle attenuanti ricordando che per due volte i vigili del fuoco intervenuti a salvare 700 passeggeri rimasti a bordo chiesero al comandante se voleva tornare sulla nave ad aiutare nei soccorsi ricevendo, per due volte, risposta negativa.

Finora il naufragio del Giglio è costato alla ‘Costa’ circa 80 milioni in risarcimenti ha spiegato l’avvocato Marco De Luca, legale dell’armatore, e quasi tutte le transazioni sono state concluse. Accordi sarebbero in vista anche con le pubbliche amministrazioni che si sono costituite in giudizio: Palazzo Chigi, Difesa, Interni, Ambiente, Infrastrutture e trasporti.