Franco Rocchetta, padre della Liga Veneta. In carcere per terrorismo e eversione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Aprile 2014 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA
Franco Rocchetta

Franco Rocchetta

VENEZIA- Franco Rocchetta, ovvero il fondatore negli anni ’80 della Liga Veneta – “la madre di “tutte le leghe” come la definì Giorgio Lago. Franco Rocchetta, ovvero colui che in Veneto è quello che Gianfranco Miglio è stato considerato per la Lega Lombarda. Ma oral’uomo cui tutti gli irredentisti hanno sempre guardato, è ora in carcere, arrestato dai carabinieri del Ros assieme agli altri 23 secessionisti accusati di aver fatto parte dell’associazione ‘Alleanza’, con finalità di terrorismo ed eversione.

Secondo i magistrati volevano rifare (ma in modo “più serio”) l’assalto armato in Piazza San Marco che nel maggio 1997 fece conoscere la ‘questione veneta’ in tutto il mondo. “Per sette ore la Repubblica Veneta è stata ricostituita”, aveva detto all’epoca Rocchetta, commentando l’impresa degli otto del campanile.

Una vita politica lunghissima quella di questo signore di 66 anni, nato a Venezia e residente a Colle Umberto (Treviso), che preferisce usare la ‘lingua veneta’ anziché l’italiano, e ha sempre ammirato i sistemi federali e chi si batte per i territori. Una storia non sempre lineare: da giovane è stato iscritto al Pri, poi al Pci, ha militato in Lotta Continua. Nel ’68 partecipò ad un viaggio con alcuni leader post-fascisti nella Grecia dei Colonnelli, e questo gli valse l’accusa di essere un ‘ordinovista’, cosa che ha sempre fermamente negato.

“Ho sempre manifestato e posto in atto idee e comportamenti ispirati al dialogo ed al bene comune, antimilitaristi e democratici, non sono mai stato né nazionalista né estremista”,

diceva solo qualche settimana fa. Negli anni ’70 è l’ideologo del progetto che dieci anni più tardi lo vedrà tenere a battesimo, assieme alla moglie, Marilena Marin, la Liga Veneta, che più tardi si unirà alla Lega Lombarda per formare nel 1989 la Lega Nord di Umberto Bossi e Miglio. Marilena Marin ne sarà la presidente. Ma i veneti in quegli anni restano in una posizione di secondo piano rispetto ai lombardi, ed il fiero e irrequieto Rocchetta prenderà via via le distanze, venendo infine espulso dal Carroccio nel 1994. “E’ un berlusconiano, vada con Berlusconi”, commenta tranchant il ‘senatur’.

Franco Rocchetta in quell’epoca è già alla seconda legislatura parlamentare, con la Lega Nord. Passerà a fine ’94’ nel gruppo dei Federalisti e Liberaldemocratici’ di Raffaele Costa, quindi entrerà nel primo Governo Berlusconi, come sottosegretario agli esteri. Infine, dal ’95, l’ultima avventura a Montecitorio, deputato di An. In questi ultimi 40 anni Rocchetta è stato un fiero sostenitore della continuità della ‘Repubblica Serenissima’, ma da diverso tempo aveva abbandonato la scena politica attiva. Vi è rispuntato, a sorpresa, solo poche settimane fa, con il ‘boom’ mediatico del referendum indipendentista on line nel quale i venetisti di Gianluca Busato hanno detto d’aver raccolto oltre 2,3 milioni di voti.

Tutti ancora da dimostrare sul piano formale. Mentre si proclamava la rinascita della ‘Repubblica Veneta’, il ‘patriota’ Rocchetta – il copyright è di Mario Borghezio – era presente sul palco di Piazza dei Signori a Treviso. Quella gente che sventolava bandiere con il Leone di San Marco, e quei numeri altisonanti sul referendum, rappresentavano per Rocchetta una “autentica e pacifica rivoluzione morale”, un “popolo sovrano che si manifesta e fa sentire la sua voce”. Non sapeva che anche la sua ‘voce’, al telefono, veniva ascoltata dagli investigatori del Ros che stavano per far scattare il blitz anti-secessione.