Funerale all’Argentario, il parroco: “Preghiamo per Francesco e il suo compagno”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Agosto 2014 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA
Funerale all'Argentario, il parroco: "Preghiamo per Francesco e il suo compagno"

Funerale all’Argentario, il parroco: “Preghiamo per Francesco e il suo compagno”

ROMA – Il prete, durante l’omelia, a un certo punto dice: “E preghiamo anche per Emanuele, il compagno di Francesco”. Lo dice durante i funerali di Francesco Metrano, un architetto di 54 anni morto qualche giorno prima in Toscana. Poche parole che, viste le circostanze, hanno peso significativo.

Perché Emanuele, come dice dal pulpito Don Sandro Lusini, parroco dell’Argentario e docente di Teologia, era il compagno di Francesco. E i parroco e teologo, durante la messa di quella relazione omosessuale parla, riconoscendo almeno il dolore di un uomo che ha perso il suo compagno.

Succede a Porto Santo Stefano, nell’Argentario e la storia la racconta, su Repubblica, Marco Preve:

 

Un infarto, la fine improvvisa e tragica di un’unione ventennale, un funerale, l’affetto degli amici. Momenti dedicati al dolore, al raccoglimento, quasi sempre privati. Ma Emanuele Ricci, 43 enne professore di inglese in un liceo di Genova, ha deciso di dare al suo lutto una valenza pubblica. Perché Emanuele e Francesco Metrano, un architetto di 54 anni morto all’improvviso pochi giorni fa mentre era in visita alla sorella in Toscana, erano dal 1994 una coppia a tutti gli effetti.

Ma essendo omosessuali Emanuele pensava che antichi e nuovi pregiudizi si sarebbero trasformati in imbarazzati silenzi al momento clou delle condoglianze. Invece. “Invece è accaduta una cosa inaspettata – racconta – a cominciare dai miei studenti che hanno dimostrato di essere una generazione che si è disfatta dei vecchi preconcetti. E poi c’è stato quel breve ma importantissimo momento in una giornata tanto terribile”.

Repubblica riporta anche le parole del religioso:

Don Sandro Lusini, docente di teologia e parroco dell’Argentario, non ha difficoltà a spiegare: “Non è stato un gesto deciso per compiacere una persona ma del tutto naturale. Ho voluto accomunare ai famigliari di Francesco anche Emanuele, che è stato il suo compagno e amico da una vita. Conosco entrambi da tempo, si preparavano a partire per una vacanza nei paesi baschi e gli avevo anche chiesto di fermarsi a Lourdes per me, per una preghiera”. Si potrebbe pensare che questa apertura sia il frutto del vento che soffia da Roma, dopo l’avvento di papa Francesco. “Anche se è vero che il nuovo Papa sta mandando segnali forti, per quanto riguarda il sottoscritto non è affatto così – risponde il sacerdote toscano – . Anche in passato, rispetto a certi temi, ho avuto lo stesso atteggiamento che ho tenuto in occasione del funerale di Francesco. Credo che, a prescindere da qualsiasi categoria, i legami affettivi vadano riconosciuti. Per questo ho citato Emanuele in chiesa”.