ROMA – “I torturatori del G8 paghino 7 milioni di euro allo Stato”: è quanto sostiene la Corte dei Conti, che ha quantificato in questa cifra il danno patrimoniale, le spese legali e il danno di immagine causato da quanto avvenuto nel carcere-lager allestito a Bolzaneto, Genova, nei giorni del G8 del luglio del 2001.
Il conto, spiega Marco Grasso sul Secolo XIX, è stato stato presentato dalla magistratura contabile a 28 persone responsabili a vari livelli: guardie carcerarie, poliziotti, carabinieri e medici. Ma anche a due massime autorità di Bolzaneto scagionate in sede penale: il magistrato Alfonso Sabella, ex capo dell’ufficio ispettorato del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e coordinatore delle attività detentive durante il vertice, oltre che ex assessore alla Legalità della giunta comunale di Roma guidata da Ignazio Marino, e il generale Oronzo Doria, all’epoca del G8 capo area della Liguria degli agenti di custodia. Per il procuratore Ermete Bogetti Sabella e Doria, anche se innocenti sul piano del dolo, devono rispondere sul danno erariale per “omesso controllo”. Una negligenza che vale fino a 2 milioni di euro di danni erariali a testa.
La Corte dei Conti ricorda le
“vittime in balia dei capricci di aguzzini”, “trascinate, umiliate, percosse, spesso già ferite, atterrite, infreddolite, affamate, assetate, sfinite dalla mancanza di sonno, preda dell’arbitrio aggressivo e violento” di “seviziatori”. “Gli inni fascisti” intonati dal personale che “si coprì di disonore”. Le “sevizie” a cui partecipò anche il personale medico. I detenuti costretti a restare in “posizioni vessatorie”, abbandonati e feriti in “pozze di piscio, vomito e sangue”.
E’ stato tutto questo, sostengono i magistrati contabili, ad avere un costo per lo Stato. Un costo quantificato, appunto, in sette milioni di euro.