G8 Genova, governo riconosce maltrattamenti e risarcimenti a 6 attivisti

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Aprile 2017 - 00:43 OLTRE 6 MESI FA
G8 Genova, governo riconosce maltrattamenti e dà 45mila euro a 6 attivisti a Bolzaneto

G8 Genova, governo riconosce maltrattamenti e dà 45mila euro a 6 attivisti a Bolzaneto (Foto Ansa)

STRASBURGO – Il governo italiano ha riconosciuto i propri torti nei confronti di sei cittadini per quanto subito nella caserma di Bolzaneto il 21 e 22 luglio 2001, a margine del G8 di Genova, e verserà loro 45 mila euro ciascuno per danni morali e materiali e spese processuali. La decisione è stata resa nota dalla Corte europea dei diritti umani, che “prende atto della risoluzione amichevole tra le parti” e stabilisce di chiudere questi casi.

Il governo italiano, secondo quanto reso noto a Strasburgo, ha raggiunto una “risoluzione amichevole” con sei dei 65 cittadini (tra italiani e stranieri) che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani. Ricorsi in cui si sostiene che lo Stato italiano ha violato il loro diritto a non essere sottoposti a maltrattamenti e tortura e si denuncia l’inefficacia dell’inchiesta penale sui fatti di Bolzaneto. I sei ricorrenti che hanno accettato l’accordo sono Mauro Alfarano, Alessandra Battista, Marco Bistacchia, Anna De Florio, Gabriella Cinzia Grippaudo e Manuela Tangari.

Con l’accordo, si legge nelle decisioni della Corte, il governo afferma di aver “riconosciuto i casi di maltrattamenti simili a quelli subiti dagli interessati a Bolzaneto come anche l’assenza di leggi adeguate. E si impegna a adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti umani, compreso l’obbligo di condurre un’indagine efficace e l’esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura”.

Inoltre, nell’accordo il governo si impegna anche “a predisporre corsi di formazione specifici sul rispetto dei diritti umani per gli appartenenti alle forze dell’ordine”. E propone di versare ai ricorrenti 45mila euro ciascuno per danni morali e materiali e per le spese di difesa. In cambio i ricorrenti “rinunciano a ogni altra rivendicazione nei confronti dell’Italia per i fatti all’origine del loro ricorso”.