Gabriele Paolini condannato a 5 anni per pedofilia dalla Cassazione: andrà in carcere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Maggio 2021 - 08:41 OLTRE 6 MESI FA
Gabriele Paolini condannato a 5 anni per pedofilia dalla Cassazione: andrà in carcere

Gabriele Paolini condannato a 5 anni per pedofilia dalla Cassazione: andrà in carcere FOTO ANSA

Il disturbatore Gabriele Paolini andrà in carcere, condannato a 5 anni con sentenza definitiva dalla Cassazione. Condannato per induzione alla prostituzione minorile, produzione di materiale pedopornografico e tentata violenza sessuale su minore. La Cassazione ha quindi confermato la sentenza emessa nel settembre scorso dalla Corte d’appello di Roma nei confronti di Paolini.

Paolini condannato, tutto comincia nel 2013

La vicenda risale al 2013 quando Paolini, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva intrecciato una relazione con un ragazzo che all’epoca aveva 17 anni. In particolare gli inquirenti lo accusavano di avere indotto alcuni minorenni ad avere rapporti sessuali con lui in cambio di denaro e regali vari. “Come difesa dico che è un’occasione perduta da parte dell’ordinamento giuridico italiano – dice all’Adnkronos l’avvocato di Paolini, Lorenzo La Marca – in cui vi è una discriminazione in base all’orientamento sessuale“.

Paolini e l’amore per il ragazzo

Paolini, noto ai più per le sue oltre 35mila incursioni alle spalle degli inviati dei Tg, ha sempre negato con fermezza ogni accusa. Prima della sentenza d’Appello, parlando con i giornalisti, ha sostenuto che “era innamorato” del 17enne con cui avrebbe avuto rapporti e che “ha vissuto troppo liberamente la storia d’amore con lui”. Addirittura “usciva con lui e i genitori”. Il ragazzo di 17 anni, che all’inizio difese Paolini, nel 2017 si è invece costituito insieme ai suoi genitori Parte Civile nel processo contro il sabotatore tv. I giudici di appello hanno riconosciuto anche il risarcimento alle parti civili.

Le indagini partite da un laboratorio fotografico

Le indagini erano partite dalla denuncia dei titolari di un laboratorio fotografico di Riccione. Questi avevano ricevuto per via telematica da un punto vendita della Capitale vari file da stampare che ritraevano scene di sesso tra l’imputato e alcuni giovani. I militari di Riccione informarono così i colleghi che verificarono che i file furono personalmente consegnati da Paolini. I giovani ripresi nelle scene di sesso erano minorenni, due di nazionalità italiana e un altro di origine rumena.