L’infettivologo Galli, dalla prima linea dell’ospedale Sacco: “Riaprire le zone rosse, misura a capocchia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Marzo 2020 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA
L'infettivologo Galli, dalla prima linea dell'ospedale Sacco: "Riaprire le zone rosse, misura a capocchia"

Coronavirus, l’ingresso dell’ospedale Sacco a Lodi (Ansa)

ROMA – Non condivide, per nulla, l’atteggiamento di chi spinge per riaprire le prime zone rosse, l’epidemiologo dell’ospedale Sacco di Lodi, Massimo Galli. In prima linea dall’inizio del contagio, Galli invita a prender coscienza della eccezionalità e dei grandi rischi legati al coronavirus. La considererebbe una misura “a capocchia”, insensata proprio per l’esperienza raccolta sul campo (“Non si ha idea di come stanno le persone in rianimazione”). E da quanto ci dicono gli immani, e non replicabili, sforzi per contenere il contagio in Cina.

“Nella zona rossa dove il virus ha circolato dalla fine di gennaio, secondo i nostro calcoli – ha dichiarato Galli ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital -. Tutta questa cosa non è stata fatta perché ci si è attenuti a fare i test ai positivi. Riaprire adesso, sciambola! Si dà l’ulteriore indicazione che le misure restrittive sono verso l’esterno e non all’interno. Già siamo messi male per le prospettive sull’area metropolitana di Milano e se le indicazioni sono di confusione, a capocchia, dove andiamo a finire?”.

Su RaiNews 24 Galli aveva ieri rilanciato le preoccupazioni sul grado di consapevolezza degli italiani. “Qualche errore di comunicazione ci deve essere stato se ha consentito a persone di infilarsi nei treni e di andare nelle regioni meno colpite, non è – ha sottolineato Galli – un modo utile di evitare che l’infezione dilaghi ed è anche un modo irresponsabile. Bisogna che in tutta Italia si capisca che andiamo incontro a un periodo in cui è necessario cambiare le nostre abitudini”. A questo proposito, Galli ha notato che “la chiusura delle scuole era sacrosanta” ma per quanto riguarda i giovani “andare a spasso la sera e portare a casa l’infezione è un grossolano errore”.

Per Galli “chi sta facendo questo non ha idea di come sono messi gli ospedali e di come stanno le persone in rianimazione, queste cose non le hanno viste”. (fonte Ansa)