Garibaldi, rubati dal museo di Caprera la penna e due calamai

Pubblicato il 13 Gennaio 2013 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Con quella penna in bachelite Giuseppe Garibaldi ha scritto il diario della sua vita di agricoltore. Decine di lettere, tutte custodite nel Museo del Risorgimento di Milano. La penna con due calamai in cristallo erano esposti nello studio privato di Giuseppe Garibaldi, sopra una scrivania osservata costantemente da una telecamera. I responsabili della sicurezza, però, si sono accorti troppo tardi di quello che è successo nel corso di una delle mattinate più caotiche di agosto. Il ladro, uno straniero con famiglia al seguito, si era già allontanato dall’isola ma di lui è rimasta traccia in un filmato.

E i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio di Sassari hanno già individuato il nome e anche la città in cui abita. Tra rogatorie internazionali e altri obblighi diplomatici, l’indagine non è ancora conclusa. Anzi, proprio in queste ore i militari stanno facendo davvero i salti mortali per riuscire a riportare a Caprera il calamaio di Garibaldi. L’obiettivo non è semplice da raggiungere, perché la refurtiva è stata subito trasferita all’estero e il timore è che il pezzo in cristallo sia stato già rivenduto nel mercato nero dell’arte.

La direttrice del museo Laura Donati ha consegnato subito ai carabinieri le registrazioni degli impianti di videosorveglianza e ora mantiene la consegna del silenzio imposta dal sostituto procuratore Angelo Beccu, il magistrato che da agosto sta coordinando l’indagine.