Garlasco, Chiara Poggi-Alberto Stasi: gli errori, le omissioni, le dimenticanze

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Dicembre 2014 - 19:24 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Dall’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 alla condanna a 16 anni di Alberto Stasi nel quarto grado del processo per il delitto di Garlasco si è arrivati per una lunga catena di errori, omissioni, dimenticanze e indizi sottovalutati. Li ha elencati davanti alla Corte d’Assise il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini e li hanno riassunti Francesca Brunati e Claudio Bressani dell’Agenzia Ansa:

1) AUTOPSIA. Il corpo di Chiara non viene pesato perché all’obitorio manca una bascula: così si ignora un dato importante per stabilire l’ora della morte, che l’accusa cambia tre volte.

2) RIESUMAZIONE. Due giorni dopo il funerale il cadavere è riesumato per rilevare le impronte digitali di Chiara: nessuno si era ricordato di farlo.

3) BICI NERA DA DONNA. È indicata subito dopo il delitto da una testimone, ma quella posseduta dalla famiglia Stasi viene solo visionata da un maresciallo, che non la sequestra perché “non corrisponde” alla descrizione. Sarà acquisita solo dopo 7 anni, lo scorso 30 aprile nel processo d’appello ‘bis’, quando si scoprirà inoltre che la famiglia Stasi ne aveva un’altra nella casa al mare. Non vengono controllate altre bici nere da donna di proprietà di persone legate alla vittima.

4) SCARPE. Le Lacoste color bronzo indossate da Alberto sono acquisite solo dopo 19 ore la scoperta del corpo senza vita di Chiara. Gli vengono sequestrate anche altre cinque paia di scarpe, ma non sono tutte quelle che possedeva: i carabinieri si limitano a prendere quelle che Stasi consegna loro.

5) ARMA DEL DELITTO. Le ricerche a tappeto nella boscaglia e nei fossi dei dintorni scattano solo 15 giorni dopo, senza risultati. Ancor oggi si ignora la natura certa dell’oggetto contundente utilizzato, forse un martello.

6) OFFICINA DEL PADRE. Mai perquisita. Solo 40 giorni dopo i carabinieri scoprono che c’è un’allarme, ma la centralina ha ormai cancellato e sovrascritto le registrazioni del 13 agosto.

7) CASA DI STASI. Perquisita solo una settimana dopo e senza l’utilizzo del luminol.

8) INTERCETTAZIONI. Quelle relative alle gemelle Cappa, cugine di Chiara, sono attivate solo una settimana dopo, quella relativa a Marco Panzarasa, migliore amico di Alberto, solo cinque mesi dopo. Le conversazioni chat sono richieste al gestore telefonico solo due anni dopo, quando sono state ormai cancellate.

9) COMPUTER. Il portatile di Alberto è esaminato dai carabinieri senza le cautele previste, senza cioè fare prima una copia del disco rigido: 16 accessi abusivi alterano tre quarti dei file contenuti.

10) SCENA DEL CRIMINE. Vi accedono senza calzari ben 25 persone tra inquirenti, medici legali e necrofori. Delle 17 impronte digitali complete repertate, 6 appartengono a tre diversi ufficiali dei carabinieri che non hanno indossato i guanti.

11) CAPELLO. La mano sinistra della vittima stringeva un capello più chiaro e corto degli altri, provvisto di bulbo. È l’unico del quale non viene tentata l’estrazione del Dna mitocondriale. Quando, la scorsa estate, lo farà il perito, non ricaverà alcun risultato: è trascorso troppo tempo e il reperto è degradato

12) UNGHIE. I margini delle unghie prelevati dal cadavere non vengono analizzati con il metodo “a lavaggio”, più sensibile. Quando lo farà il perito sette anni dopo, riuscirà ad isolare un cromosoma Y, maschile, ma non un profilo completo perché i reperti sono troppo degradati.

13) GRAFFI. Due brigadieri li notano subito sulla parte interna dell’avambraccio sinistro di Stasi. Decidono di fotografarli ma poi non ci si ricorda di farlo, né di mostrarli ad un medico legale. Su questa circostanza nessuna domanda a Stasi viene verbalizzata.

14) IMPRONTE SUL PIGIAMA DI CHIARA. All’altezza della spalla si notano le impronte di quattro dita insanguinate che si ritiene siano dell’assassino. Delle impronte rimane solo la fotografia: sono state cancellate quando il cadavere viene incautamente rivoltato sul pavimento cosparso di sangue.

15) FOTO SPARITE. Controllando i documenti che risultano sequestrati, la procura generale non rinviene più 41 fotografie di Alberto Stasi con gli amici, che potrebbero essere utili per capire che scarpe indossasse. Le immagini erano conservate negli archivi della caserma dei carabinieri di Vigevano.