Gatti: chi ne ha uno è più a rischio malattie mentali

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Ottobre 2016 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA
Gatti: chi ne ha uno è più a rischio malattie mentali

Gatti: chi ne ha uno è più a rischio malattie mentali

ROMA – Chi ha un gatto in casa è più esposto a malattie mentali come schizofrenia, bipolarismo o anche semplici scatti d’ira. Lo dice uno studio della John Hopkins Univeristy School of Medicine, di Baltimora.

Secondo gli studiosi i gatti possono incidere sulle patologie, anche se il motivo è piuttosto complesso e va ricercato nelle feci dei gatti: contengono il Toxoplasma gondii, che è causa anche della toxoplasmosi, una patologia che se contratta in età infantile può portare a disturbi psichici nell’età adulta. Il fatto è che i padroni dei gatti, pulendo quotidianamente la lettiera, possono venire facilmente in contatto con questo batterio.

Lo studio è stato accolto nel mondo scientifico con un certo scetticismo.

“La bocca degli animali è un enorme contenitore di batteri, virus e lieviti”, sentenzia sul New York Times Neilanjan Nandi, professore di medicina all’università di Philadelphia. Ne consegue che farsi leccare dal proprio cane, farsi le coccole muso a muso con il gatto di casa è dannoso per la nostra salute? Sì e no, la risposta è interlocutoria. Sì, perché oltre a benefiche proteine che aiutano la lingua a cauterizzare e disinfettare, cani e gatti la stessa lingua la mettono direttamente a contatto con ogni superficie stradale, non disdegnando feci e carcasse. No, perché allora dovremmo considerare come pericolose tante altre “avventure” quotidiane, come aprire una maniglia piena zeppa di batteri o distribuire baci a destra e a manca con chiunque si voglia salutare. “E’ meno rischioso che baciare una persona – spiega a La Repubblica Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi – , la trasmissione di malattie che riguardano gli uomini è ben più facilitata perché il nostro corpo è predisposto”. Un compromesso tra i due interessi concomitanti – l’irrinunciabile dialogo fisico con i nostri animali e un necessario principio di precauzione igienica – è tuttavia possibile. E’ sempre il professor Pregliasco a indicare la via.