Gela, uccise le sue figlie: assolta. Per il giudice era incapace di intendere

di redazione blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2018 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Giusy Savatta uccise le due figlie, ma per il giudice era incapace di intendere

I funerali delle due figlie di Giusy Savatta (Foto Ansa)

GELA (CALTANISSETTA) – Confessò di aver ucciso, soffocandole, le due figlie Maria Sofia, di 9 anni, e Gaia, di 7, perché turbata dalla possibile separazione annunciata dal marito durante alcuni litigi. Ma è stata assolta dal gup del tribunale di Gela perché “incapace di intendere e di volere al momento dei fatti contestati”. Anche il pm aveva chiesto l’assoluzione per la donna, Giusy Savatta, 43 anni.

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La motivazione si basa sui risultati di una perizia collegiale psichiatrica, fissata nell’incidente probatorio, ordinata dal giudice che doveva decidere in abbreviato sul duplice omicidio avvenuto a Gela il 27 dicembre 2016.

La perizia stabilì che Giusy Savatta, laureata in Lettere e insegnante di sostegno, era e continua ad essere “un soggetto pericoloso per sé e per gli altri” perché “affetta da un delirio persecutorio crescente” e ”in lei non sarebbero venute meno le ansie e le paure del disfacimento della propria famiglia, con conseguenti sofferenze per le proprie figlie, per il fatto che il marito le avrebbe annunciato la separazione. Il terrore della solitudine e dell’abbandono avrebbe scatenato la volontà omicida e suicida”.

Il gup poi nel gennaio scorso chiese un’altra perizia, per stabilire l’attuale pericolosità della donna, necessaria in relazione alle misure accessorie di sicurezza che dovevano essere adottate dopo la sentenza. Il giudice ha deciso quindi che la donna dovrà trascorrere un periodo ancora da definire in una Rems, una struttura riabilitative per malati psichiatrici.

Giusy Savatta disse di aver soffocato le due figlie e poi di aver tentato di suicidarsi ingerendo candeggina e avvolgendosi il tubo della doccia al collo per soffocarsi. Ai carabinieri che l’arrestarono dichiarò di avere agito in preda ad un raptus di follia causato dalla paura che il marito, Vincenzo Trainito, si separasse da lei abbandonando le bambine.

Il duplice omicidio venne scoperto proprio dall’uomo che rientrò in casa mezz’ora prima del previsto con la spesa in mano, trovando Maria Sofia e Gaia ancora in pigiama, distese a terra. La donna dopo l’arresto raccontò, tra vuoti di memoria e pause con tanti “non ricordo” il delitto: “Ho ucciso le mie due bambine soffocandole con le mie mani. La candeggina non c’entra niente. L’ho usata per me perché volevo morire con loro, ma non ci sono riuscita. L’ho fatto per il bene delle mie figlie, per non farle soffrire”, aggiunse.

Al momento della sentenza, in aula, mercoledì 28 marzo, c’era solo il marito che si era costituito parte civile. L’avvocato Pietro Pistone difensore della donna dice: “Ci siamo sempre mossi in sintonia con la Procura e abbiamo accolto i dati dell’incidente probatorio. Attualmente la signora Savatta è nel carcere di Barcelona Pozzo di Gotto. Ora attende il trasferimento nella residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza”.

Flavio Sinatra, il legale che rappresenta Vincenzo Trainito, dice: “Noi abbiamo chiesto la penale responsabilità. Il giudice ha dato seguito alla richiesta del pm considerate le risultanze della perizia collegiale. Certo questa perizia dice anche che l’imputata è capace di stare in giudizio ed è pericolosa…. Il mio assistito – spiega – non ha più alcun rapporto con la signora”.