Genny di Gomorra: Davide Bifolco, poca polizia, soldi in concerti, così è morto

Pubblicato il 7 Settembre 2014 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA
Genny di Gomorra: Davide Bifolco, poca polizia, soldi in concerti, così è morto

Salvatore Esposito, Genny in Gomorra: la sua è sua analisi cruda delle cause sociali della morte di Davide Bifolco

NAPOLI – Davide Bifolco è stato ucciso dalla

 “abitudine al disordine e all’inefficienza che gli ha fatto dire: Posso farcela a seminare i poliziotti!”
nel giudizio di Genny di Gomorra,  Salvatore Esposito, intervistato da Claudia Casiraghi di Libero.
Manca a Napoli

“la pressione di un’autorità sempre presente. Se anziché un solo posto di blocco ce ne fossero stati sei quella sera, a cento metri di distanza l’uno dall’altro, Davide non si sarebbe mai sognato di tentare la fuga”.

Non c’è solo l’illegalità endemica e diffusa a tutti i livelli, che è il paradigma di Napoli, nell’indignazione di Salvatore Esposito in arte Genny di Gomorra:

“Non è possibile che un ragazzo di 17 anni muoia così. Non c’è niente che possa giustificare quello che è successo. La morte di Davide Bifolco è una tragedia che non deve ripetersi. Andare in tre in motorino, senza casco e magari senza documenti, fa parte di un malcostume che, purtroppo o per fortuna, non è diffuso solo a Napoli. In qualsiasi quartiere popolare di qualsiasi città d’Italia prassi come questa sono all’ordine del giorno”.

Gli occhi di Salvatore Esposito sono, nota Claudia Casiraghi, quelli

“di chi è nato e cresciuto a pochi chilometri da Scampia, di chi non si sogna di giudicare Napoli dall’alto di Posillipo”.

L’analisi di Salvatore Esposito, Genny di Gomorra, è fuori dal coro e la sua critica colpisce innanzi tutto le autorità locali che, invece di pensare a legalità e ordine pubblico, hanno favorito l’andazzo generale privilegiando nelle spese di Comune e Regione le voci della “cultura”. Forse, in questa grande moda della cultura in Italia e non solo a Napoli, non c’è solo la discendenza da Leonardo e Michelangelo ma anche qualche più inconfessabile ragione, la possibilità di favorire amici e amici degli amici, cosa che con l’assunzione di vigili e poliziotti è un po’ più complicato e meno interessante per i partiti.

Le parole di Salvatore Esposito, Genny di Gomorra, portano Libero a una equazione che è un po’ un corto circuito:

“La colpa è di De Magistris”

cosa vera solo in parte perché Luigi De Magistris altro non ha fatto che seguire le orme di tanti sindaci, purtroppo in prevalenza di sinistra, più attenti agi artisti di strada e alle sagre o agli “eventi” che non ai problemi della vita comune. Ha detto Salvatore Esposito, Genny di Gomorra:

“È l’amministrazione di Napoli ad aver dettato quella che adesso sembra quasi una legge. Sono il Sindaco, la Regione, il Comune, enti troppo impegnati ad organizzare concerti, concertini e feste della pizza per farsi carico dei problemi reali. Troppo impegnati ad impoverire la città con misure che non solo non le servono ma addirittura non le si addicono (vedi la zona traffico limitato)”.

È una requisitoria ma è anche un programma politico:

“C’è bisogno di venire incontro alle famiglie meno abbienti, creare per i loro ragazzi opportunità fuori dalla loro portata. A Napoli non ci sono teatri comunali in cui seguire corsi gratuiti di recitazione, non ci sono piscine comunali, non c’è niente che possa aiutare un ragazzo a prendere la strada che la sua famiglia non può permettersi di indicargli”.

Ad esempio,

“se un ragazzino cresciuto in un quartiere popolare avesse le qualità per diventare un calciatore professionista ma non ha i soldi per iscriversi ad una scuola calcio, abbandonerebbe il sogno per diventare un delinquente”.

Il fatto che sia successo a Napoli, di nuovo a Napoli, colpisce più che in altre parti d’Italia:

“Perché su Napoli pesa una lente di ingrandimento che fa sì che ogni cosa venga vista più da vicino, strumentalizzata. Fosse successo a Bologna nessuno avrebbe detto niente”.

Ma a Bologna, fa notare Claudia Casiraghi, non è successo e, stando alle cronache, non succede spesso. Come arginare la sequela di morte che continua a colpire Napoli?

“Intensificando i controlli. Il problema principale di Napoli è che nei quartieri più a rischio le forze dell’ordine non riescono a garantire un ordine. Gli uomini sono pochi e alla fine non riescono a guadagnarsi il rispetto che invece meritano. C’è bisogno di un controllo più rigoroso, di leggi più severe. La presenza dello Stato deve, non dovrebbe, deve essere più efficace. Non a Napoli ma in tutta Italia. Perdere un ragazzino così è inammissibile”.