Genova, cimiteri nel degrado dopo le alluvioni: tombe scoperchiate e grate

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Ottobre 2017 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA
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Genova, cimiteri nel degrado dopo le alluvioni: tombe scoperchiate e grate

GENOVA – Cimiteri nel degrado a Genova, abbandonati dopo le alluvioni del 1970 e del 2014, con le tombe curate solo dai parenti dei defunti, che vanno a trovare i propri cari sfidando grate e divieti.

E dire che ogni anno tra sepolture, tumulazioni e inumazioni, i 35 cimiteri del capoluogo ligure fatturano in tutto 9 milioni che in gran parte però vanno nelle casse comunali: solo 3 milioni finanziano i campisanti, sottolineano Francesco Margiocco e Alessandro Palmesino sul Secolo XIX, che raccontano:

Il cimitero della Castagna, a Sampierdarena, offre altre scene desolanti come una zona invasa dai rovi e un ascensore che dovrebbe portare alle terrazze e che funziona a singhiozzo. Al cimitero della Biacca, a Bolzaneto, dopo i disastrosi danni subiti nell’alluvione del 2014, le gallerie all’ingresso, ormai da diversi anni, sono in parte transennate. Da metà settembre sono partiti i restauri del porticato. Al piccolo e ordinato cimitero di San Siro di Struppa spiccano invece una fila di tubi innocenti, arrugginiti, sui colombari del lato nord.

Ma una delle scene peggiori la si vede al cimitero Torbella di Rivarolo. Qui una volta ogni due settimana Emilio Parodi va a far visita ai suoi genitori e zii, anche se non potrebbe:

L’ala è recintata da grate ed è teoricamente inaccessibile. Lì sono sepolti i suoi zii, poco distante ci sono i genitori. Dal colombario dei familiari qualcuno ha strappato alcune lettere del nome, in alluminio. Ma è il male minore. Di fronte a quel loculo ce ne sono altri distrutti, tombe degli anni Trenta o Quaranta del Novecento lasciate lì in abbandono. Da una, tra i calcinacci, spunta in tutta evidenza un femore. Il cimitero Torbella ha pagato cara l’alluvione del 2014 e non solo. «Queste tombe – dice Parodi – sono state distrutte dall’alluvione del 1970 e da allora mai riparate». Le barriere in metallo, un cantiere eterno, dovrebbero impedirne la visita. «La gente fa come me e passa lo stesso altrimenti – si giustifica l’uomo – chi le cura le tombe dei parenti?».