Un geo radar per investigare sulla cupola di S. Pietro

Pubblicato il 5 Aprile 2011 - 16:31 OLTRE 6 MESI FA

CITTA’ DEL VATICANO – La cupola di San Pietro, disegnata da Michelangelo e conclusa da Giacomo Della Porta, si regge grazie a una specie di ”cemento armato” messo a punto da Della Porta e che lo ha salvato da eventi come il terremoto del 1703. Lo afferma l’Osservatore romano, sulla base di nuovi studi sui materiali costruttivi della celeberrima cupola, affidati a due ricercatrici, Marta Carusi e Barbara Baldrati, che hanno usato persino un geo-radar per scansionare le pareti.

Il giornale vaticano spiega che su oltre 500 titoli sulla costruzione della cupola, ”nessuno aveva mai indagato i materiali usati e come erano stati usati” e che molti dei testi brillano per ”incongruenze e marchiane scopiazzature”.

”Ci volevano il coraggio, la spericolatezza e l’indifferenza di due giovani donne verso le intimidazioni di certi storici dell’arte per riuscire a conoscere tante inedite e interessanti notizie intorno a uno dei monumenti piu’ famosi del mondo”, commenta Sandro Barbagallo sull’Osservatore romano.

Lo studio inedito di Marta Carusi e Barbara Baldrati nell’Archivio storico generale della Fabbrica di San Pietro, riferisce l’Osservatore romano, ha ”messo a fuoco un argomento che sembrava esaurito: la conoscenza dei materiali che compongono la struttura della cupola di San Pietro, in un primo tempo disegnata da Michelangelo, ma risolta e conclusa da Giacomo Della Porta (1532-1602).

La paternità geniale di quest’ultimo – rimarca ili giornale vaticano – non è mai stata valorizzata quanto avrebbe dovuto. Questi infatti, pur non essendo edotto nella scienza delle costruzioni, all’epoca sconosciuta, lavorando d’intuito mise a punto un sistema di rinforzamento delle strutture molto simile al moderno cemento armato”. Quando Della Porta assume l’incarico capisce che la curvatura a tutto sesto della calotta, così come l’aveva progettata Michelangelo, avrebbe prodotto una spinta verso l’esterno all’altezza del tamburo, mettendo a rischio tutta la struttura. ”L’architetto – spiega il quotidiano vaticano – risolve il problema aumentando la verticalità della calotta di sette metri. Alzando di poco il sesto della curvatura fa sì che il peso di tutta la struttura venga scaricato verso il basso, assicurandone la staticità”.

Della Porta firmò un contratto secondo il quale avrebbe avuto dieci anni di tempo per completare i lavori. Nonostante le difficolta’ tecniche riuscì invece a portare a termine il cantiere in soli ventidue mesi, si servi’ di ottocento operai che lavorarono giorno e notte per portare a termine l’impresa, e si dedico’ personalmente, un giorno dopo l’altro, ”a un lavoro snervante”. Nei primi diciotto mesi realizzò per le sue maestranze disegni in scala «uno a uno» tracciandoli sul pavimento della basilica di San Paolo fuori le Mura. Dopo una dettagliata analisi dell’opera di Della Porta, l’Osservatore romano rimarca: ”Per anni e anni illustri storici dell’arte hanno scritto centinaia di testi, tramandando pedissequamente informazioni uguali tra loro, perché mai verificate. Gli autori che si sono interessati alla cupola e che sono stati maggiormente citati e copiati sono Angelo Rocca (1591), Carlo Fontana (1694), Giovanni Poleni (1748), Ennio Francia (1977), Michele Basso (1987). Questi testi presentano numerose imprecisioni dovute principalmente alla trascrizione di notizie riportate senza alcuna possibilità di verifica, oppure ‘tramandate’ oralmente, se non ‘ipotizzate”’.