Gian Marco Saolini dr Staone, quello dei “vaccini con plutonio, zinco, polifosfati!”

di Riccardo Galli
Pubblicato il 15 Maggio 2017 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
Gian Marco Saolini dr Staone, quello dei "vaccini con plutonio, zinco, polifosfati!"

Gian Marco Saolini dr Staone, quello dei “vaccini con plutonio, zinco, polifosfati!”

ROMA – Gian Marco Saolini, in arte il dottor Staone. Che arte sia non è facilissimo dire. Ci informa Beppe Severgnini (che su Saolini si è informato) che il dottor Staone ha un’agenzia di comunicazione. Quindi…arte della comunicazione?

Scrive Severgnini, meglio sul Corriere della Sera Severgnini coglie e segnala come Saolini “diffonde video in cui inventa che i vaccini sono pericolosi…sono fatti con plutonio, zinco, polifosfati!”. E come Saolini “raccolga mezzo milione di visualizzazioni”. E come Saolini “vada orgoglioso dell’esperimento sociale”.

Già, “esperimento”. Perché Saolini dottor Staone non è che sia anti vaccini e neanche che dei vaccini sappia un tubo. Lui gioca un alro gioco, fa altro mestiere, pratica altra arte. A suo dire immettendo falsità in rete “misura la facilità e la superficialità con cui la gente si beve false notizie…dà segnali perché l’utente sveglio capisca che era una bufala, o se volete, satira”.

Correttamente Severgini equipara “l’esperimento” del “dottor Staone” a quello di chi grida “Al fuoco” in un cinema e poi, se ci scappa il ferito o il morto nella calca da panico per fuggire, si giustifica dicendo che voleva misurare la velocità e i tempi di evacuazione del locale.

Correttamente Severgnini ricorda a una crescente platea di ignari che esiste, dovrebbe esistere, una responsabilità civile da compulsare sempre e comunque prima di diffondere allarmi. Che questa responsabilità dovrebbe essere connaturata e obbligata in ogni forma di comunicazione.

Correttamente…ma della correttezza importa nulla o quasi ai più che nella comunicazione si tuffano a caccia di follower, ritorni di immagine, ritorni di profitto. Ieri, appena ieri il tempo in cui se uno in strada gridava che il palazzo stava crollando sulla gente, la gente fuggiva, inciampava, si feriva e poi ci si accorgeva che non era vero, che quell’uno aveva gridato per vedere l’effetto che faceva, quell’uno lo portavano via i carabinieri o gli infermieri ed era meglio per lui se lo portavano via in fretta.

Oggi se uno grida “crolla il palazzo” e poi non è vero, stiamo tutti con lo smartphone puntato sul volto degli spaventati e/o dello spaventatore e poi un bel selfie da postare in fretta, immagine con dietro a far da sfondo il palazzo che non crollò. E magari un selfie anche con chi ha gridato “Allarme”, in fondo toccato da indubbia e riconosciuta notorietà per la sua arte del procurato allarme.