Giancarlo Ravidà investito e ucciso a Prato: pirata della strada si costituisce

di redazione Blitz
Pubblicato il 5 Gennaio 2015 - 20:12 OLTRE 6 MESI FA
Giancarlo Ravidà investito e ucciso a Prato: pirata della strada si costituisce

Giancarlo Ravidà

PRATO – “Sii uomo, recupera la tua umanità e costituisciti”. Così Domenico Ravidà, cugino di Giancarlo, il 19enne travolto e ucciso sabato sera a Prato, ha lanciato un appello su Facebook, affinché il pirata della strada trovasse il coraggio di costituirsi. E alla fine, quell’appello, non è rimasto inascoltato. Lunedì un uomo si è presentato in questura a Prato, accompagnato da un legale.

Ha ammesso di essere lui l’uomo alla guida dell’auto che ha investito Giancarlo, forse più spaventato dal video delle telecamere di sorveglianza che lo hanno ripreso mentre arrivava a tutta velocità e travolgeva il giovane senza apparentemente fermarsi a prestare soccorso, che dall’appello disperato dei parenti.

L’uomo, un marocchino di 28 anni pregiudicato per reati minori, dopo essere stato sentito in questura, è stato accompagnato in procura. E’ stato arrestato con le accuse di omicidio colposo e omissione di soccorso.

Agli inquirenti però ha raccontato una storia diversa da quella inizialmente ricostruita. Secondo quanto riportato dal Tirreno, il marocchino avrebbe sostenuto di non essere scappato subito dopo l’incidente, ma di essersi fermato e di aver anche provato a soccorrere il diciannovenne.

Avrebbe detto di aver lasciato la macchina, un’Audi A3 di proprietà di sua moglie, poco più avanti, vicino alla fermata del bus. E di essere tornato indietro sul luogo dell’incidente: mentre era accanto al giovane riverso a terra, continua il racconto del marocchino, sarebbero sopraggiunti alcuni testimoni usciti dalla pizzeria Il Ragno. Tra questi, una ragazza che gli avrebbe detto di non toccare il ferito, perché stava perdendo molto sangue. “Andavo piano, quel ragazzo mi è sbucato davanti e non ho fatto in tempo a evitarlo” avrebbe aggiunto.

Sarebbe infine rimasto sul posto per circa un’ora, fin quando non ha visto andare via l’ambulanza che portava Giancarlo Ravidà in ospedale. Per poi allontanarsi senza assumersi la responsabilità.