Gianni Mura e lo stalker che gli chiedeva soldi minacciando lui e la moglie

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Luglio 2020 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
Gianni Mura e lo stalker che gli chiedeva soldi minacciando il giornalista e la moglie

Gianni Mura e lo stalker che gli chiedeva soldi minacciando lui e la moglie (Foto d’archivio Ansa)

Gianni Mura vittima di uno stalker? Il giornalista di Repubblica, recentemente morto, ha versato 61.500 euro a un uomo in meno di 2 anni.

L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe minacciato sia Gianni Mura che sua moglie.

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, dopo la denuncia presentata dalla vedova del giornalista, hanno arrestato lo stalker per estorsione e tentata estorsione.

L’incontro tra Gianni Mura e il molestatore

L’uomo arrestato aveva conosciuto Mura circa 10 anni fa presentandosi come suo grande fan. Il giornalista lo aveva preso in simpatia e la sua proverbiale sensibilità lo aveva spinto ad aiutarlo. L’uomo gli aveva detto di essere in una situazione di difficoltà economica e familiare.

Mura, a cui l’uomo aveva detto che il padre era stato ucciso e che la madre era malata, ha cominciato con piccole cifre. Inoltre il giornalista si è anche speso per trovargli un lavoro come bibliotecario a Pordenone. Ben presto, però, le richieste di soldi si sono fatte pressanti attraverso una fitta corrispondenza via email.

“Tua moglie e te morirete. Non ho più nulla da perdere – scriveva l’uomo – Scegli tu perché vivere non potrai”. In un’occasione chiese a Mura addirittura di comprargli una casa da 40mila euro a Verona, in un’altra di versargli 700 euro al mese in cambio della promessa di non fare male a sua moglie, principale obiettivo delle minacce.

I rifiuti di Mura, le nuove richieste

Di fronte ai rifiuti di Mura, le minacce aumentavano. “Forse ammazzerò solo tua moglie, così capirai cosa significa la sofferenza – scrive in una mail l’uomo – Mandami subito i soldi”. E ancora: “O mi dai 5mila euro o verrò a Milano e farò fuori te e tua moglie. Non ho paura della galera. Mio padre, ucciso dai trafficanti della camorra, è stato in prigione una trentina d’anni. Potrei diventare a brevissimo una feroce belva selvatica in grado di fare letteralmente di tutto”.

Nell’ordinanza eseguita dai carabinieri a Verona, si legge che il 47enne viveva stabilmente a Cles (Trento), dove effettuava quasi tutti i prelievi in banca.

Le mail, da cui talvolta emerge una personalità dissociata, sono al limite del forbito. “M’accompagna, in queste lunghe ore, una feroce fissità nello sguardo – scrive l’uomo, che era anche laureato – Ti scrivo perché, nel replicare punto su punto alla tua scarsa lettera (voto 5 – – ), ho tralasciato di ribattere laddove dici: “Io non ho paura di te”. Non sai fin dove può spingersi una persona come il sottoscritto – nato e cresciuto tra le botte e il sangue – che cova un totale risentimento (tenue eufemismo) verso le ingiustizie sociali”. (Fonte Ansa)