“Impero” di Panto in declino: sciopero a oltranza di 120 operai senza stipendio

Pubblicato il 17 Settembre 2012 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Panto

ROMA – L’impero di Giorgio Panto, il “Berlusconi del Nordest“, è vicino alla disfatta. Il Corriere della Sera scrive che la società di Panto, morto nel 2006 in un incidente mentre era a bordo del suo elicottero, sarebbe sul punto del fallimento. Voci vorrebbero che l’azienda abbia un buco di oltre 15 milioni di euro ed un fatturato che nel 2011 si sia ridotto da 13 a 10 milioni di euro. Intanto, riporta il Corriere, gli operai picchettano la fabbrica di infissi a San Biagio di Callalta, Treviso, chiedendo gli stipendi che ormai da 3 mesi non gli vengono pagati. Gli operai hanno poi dichiarato sciopero ad oltranza contro gli eredi di Panto.

Il Corriere scrive di Panto:

“Era un uomo originale, il re delle tapparelle. Uno di quelli che non passano inosservati, che hanno il raro dono di scovare risorse anche dove altri non andrebbero nemmeno a cercarle. Aveva fatto volare quella fabbrichetta d’infissi nata nel 1910 (affidata agli eredi dopo la sua morte), nelle sue mani gli affari lievitavano. Estroverso fino a permettersi negli anni Ottanta di sponsorizzare «Colpo Grosso», trasmissione di una tivù privata che proponeva striptease di vallette davanti alle telecamere, sotto la guida di Umberto Smaila”.

Panto fu soprannominato il “Berlusconi del Nordest” dopo aver fatto fiorire l’azienda di famiglia ed aver comprato alcune emittenti televisive locali, ma sopratutto dopo la sua discesa in politica nel 2006, quando con il suo “Progetto Nordest” sfidò la Casa delle Libertà, portandogli via più voti di quanto previsto, e attirò su sé le ire della Lega Nord, che lo accusò di aver preso da loro l’ispirazione e le ideologie.

Poi Panto morì il 26 novembre 2006, quando il suo elicottero si schiantò nella laguna di Venezia dopo aver sorvolato l’isoletta di Crevan, vicino Burano, che il ‘Berlusconi del Nordest’ aveva appena comprato. Già sopravvissuto ad un incidente aereo nel 1989, nel 2006 Panto non fu così fortunato. Ed ora il suo impero crolla, scrive il Corriere, e 120 operai piantona quella fabbrica che fu il punto di partenza per l’ascesa di Panto.