Giovani e precari, con contributi a intermittenza: la pensione fa paura

Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 13:12| Aggiornato il 16 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il lavoro è precario e di conseguenza i contributi sono a intermittenza. Normale che il Censis fotografi i giovani lavoratori italiani (18-34 anni) come impauriti dal proprio, lontano, futuro da pensionati. Secondo una ricerca realizzata da Censis per Covip i giovani si aspettano un importo pari al 53,6% del proprio reddito mentre il 30% si aspetta anche meno della metà del reddito attuale. Preoccupati da una vecchiaia da trascorrere in ristrettezze economiche (39%), sono consapevoli di dover integrare la pensione pubblica con qualche forma di risparmio: titoli mobiliari (38,8%), il mattone (19%) e la previdenza complementare (17,4%).

Coloro, invece, che ora hanno tra i 55 e i 64 anni si aspettano che l’assegno pensionistico arrivi al 60,1% del loro reddito da lavoro. I dipendenti pubblici sono chiaramente più ottimisti rispetto al proprio reddito da pensione e si aspettano un assegno pari al 62% del loro reddito a fronte del 55% atteso dai dipendenti privati e il 51% dagli autonomi. L’insicurezza, sottolinea il Censis, riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34% dei lavoratori (percentuale che sale al 41% tra i dipendenti privati) teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 25% di dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione intermittente, il 19% di avere difficoltà a costruirsi, oltre la pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio la previdenza complementare. La paura di perdere il lavoro si estende anche ai lavoratori pubblici (il 21,4$ degli intervistati).

La previdenza complementare, poco conosciuta, non suscita tra i lavoratori la fiducia necessaria a far sì che vi investano i loro risparmi. Tra i motivi della scelta di non aderire alla previdenza complementare, si legge nella ricerca, al primo posto emergono quelli economici: il 41% dichiara di non poterselo permettere, il 28% non si fida degli strumenti di previdenza complementare, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, il 9% preferisce lasciare il Tfr in azienda.