Brindisi, Vantaggiato racconta: “Ecco come ho fatto quelle bombe”

Pubblicato il 7 Giugno 2012 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Vantaggiato (Foto Ansa)

BRINDISI – Giovanni Vantaggiato ha raccontato di aver comprato fuochi d’artificio in quantità. Di averli svuotati e di aver ricavato 10 chili di polvere pirica. Con questa polvere ha riempito 3 bombole del gas. Ha fatto tutto in un deposito. Poi, il 18 maggio sera, ha portato il suo carico davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi a bordo della sua Fiat Punto. La mattina dopo, quando alle 7,42 ha premuto il telecomando che ha azionato l’esplosione, è tornato davanti alla scuola con la Hyundai della moglie. Per depistare le indagini. E’ così che l’uomo, fermato mercoledì sera con l’accusa di essere l’autore della strage di Brindisi, ha raccontato come ha progettato quelle bombe.

Dopo ore di interrogatorio, la confessione. E il racconto: “Ecco come ho fatto la bomba”. Non ha spiegato perché lo ha fatto: in un primo momento aveva parlato di vendetta privata contro un giudice, poi di motivi economici, poi di un “colpo di testa”. Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti a Copertino (Lecce), ha raccontato di averla fatta esplodere di giorno la bomba perché altrimenti, di notte, “non c’era nessuno”. L’uomo ha descritto con precisione l’ordigno, e, secondo gli investigatori, ha le competenze elettrotecniche per costruirlo. L’unica domanda che ha fatto agli inquirenti è stata: ”Quanto tempo dovrò stare qui?”, ovvero in carcere. E ha mantenuto per tutto il tempo un atteggiamento “remissivo”, calmo.

Resta il mistero del movente. Gli inquirenti hanno perquisito il deposito di carburante dell’uomo e la sua barca, ormeggiata nel porto di Porto Cesareo usata dall’uomo, insieme alla moglie e ai due figli, per le vacanze. Gli investigatori si stanno concentrando sul movente e sulla scelta del luogo. Non escludendo che possa non aver agito da solo e che la reticenza di Vantaggiato possa essere una scelta precisa per nascondere qualcosa o qualcuno a lui molto vicino. Anche per questo non convince gli inquirenti l’ipotesi che l’uomo sia stato mandato da qualcuno: troppi gli errori commessi e troppo a rischio il soggetto. In un primo momento sembrava che l’obiettivo dell’attentato fosse il tribunale vicino alla scuola. Vantaggiato avrebbe parlato di una sentenza che non aveva condannato a sufficienza, secondo lui, le persone che lo avevano truffato. L’uomo aveva subito una truffa da oltre 300.000 euro in una fornitura di carburante. Poi ha parlato di problemi economici. Infine, la frase: ”Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?”. Una versione che non ha affatto convinto gli inquirenti, che sospettano stia nascondendo qualcosa. Tra le ipotesi vagliate dagli inquirenti c’è anche quella di un tentato attacco al preside della scuola, Angelo Rampino. La trasmissione Chi l’ha visto ha mercoledì sera ha mandato in onda un’intervista ad un dipendente della scuola. Questo ha raccontato che circa un mese prima dell’attentato il preside ha voluto far installare una porta blindata nel suo ufficio all’interno dell’istituto. L’uomo non ha saputo spiegare il motivo.

L’accusa. A Vantaggiato viene contestato il reato di strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo. Nel decreto di fermo si contesta il concorso nel reato ”per coprire ogni eventualità”, ha precisato Motta. ”Perché lo scopo di gettare nel terrore l’Italia intera, lo ha perfettamente raggiunto”.