Attentato Brindisi, forse Vantaggiato voleva colpire la figlia di Parato

Pubblicato il 11 Giugno 2012 - 19:01 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Vantaggiato (Foto Ansa)

BRINDISI – Un possibile movente per l’attentato all’Istituto professionale Morvillo Falconedi Brindisi: che è frequentato dalla fidanzata del figlio di Cosimo Parato, l’uomo accusato di truffa da Giovanni Vantaggiato.

La ragazza va a scuola in pullman, proprio come Melissa Bassi, la sedicenne morta nell’esplosione delle tre bombole a gpl lo scorso 19 maggio. Il padre del fidanzato della ragazza era stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per truffa ai danni di Vantaggiato, e ha dovuto anche pagare un risarcimento. Forse non abbastanza per Vantaggiato.

A dare una svolta alle indagini è stato proprio Cosimo Parato, imprenditore rimasto ferito dall’esplosione di un ordigno simile a quello visto a Brindisi. E’ stato lui, la notte prima del fermo di Vantaggiato, a fare il nome di quell’imprenditore di Copertino con cui aveva brutti rapporti per via di una truffa denunciata da Vantaggiato stesso. Era stato ascoltato come persona informata dei fatti e aveva dato elementi decisivi che hanno portato al fermo dell’uomo. Parato era rimasto vittima di un attentato il 24 febbraio 2008 quando fu fatta esplodere una bomba sistemata sul sellino della sua bicicletta. L’ordigno era confezionato con bombole di gpl, la stessa modalità utilizzata a Brindisi. In quella circostanza Parato, ascoltato dagli investigatori, fece riferimento ai suoi rapporti commerciali con Vantaggiato e a dissapori intercorsi tra loro, indicandolo come possibile autore del gesto.

Ma gli inquirenti sono sempre più convinti che Vantaggiato non abbia agito da solo, almeno non nelle fasi preparatorie. In particolare una persona avrebbe dichiarato di aver notato verso l’1 e 30 del 19 maggio nei pressi del chiosco “un uomo che spingeva un bidone della spazzatura munito di ruote tenendolo dalla parte delle maniglie inclinato verso il suo corpo e che andava in direzione della scuola”.

La descrizione della corporatura e dell’abbigliamento fatta dal testimone non coincide con la fisionomia di Vantaggiato. Questa circostanza unita al fatto che Vantaggiato più volte nel corso dell’interrogatorio ha utilizzato il plurale e quindi “ha implicitamente ammesso la presenza di almeno un altro complice” confermerebbe secondo il gip che l’uomo non ha agito da solo.

Il presunto complice descritto dalla testimone è un “uomo con la corporatura robusta e le spalle larghe”, alto circa un metro e 80, con “naso pronunciato” e che indossava pantaloni e giacca neri e un cappello con visiera.

Non finisce qui: secondo il giudice per le indagini preliminari di Lecce Vantaggiato avrebbe programmato l’attentato prima di Natale. Già allora avrebbe comprato quattro telecomandi, tre dei quali si sarebbero “inceppati durante le molte prove”.

Durante l’interrogatorio Vantaggiato avrebbe detto “di avere composto il materiale esplodente utilizzando ‘potassa’ e ‘acido nitrico’ e di avere più volte testato la miscela nelle campagne vicino Leverano prima di utilizzarla nell’attentato.

L’uomo ha descritto al gip “con dovizia di particolari” le modalità per confezionare l’ordigno e la preparazione durata mesi. Ha detto di aver fatto dei sopralluoghi a Brindisi prima dell’attentato e di aver scelto “la scuola più vicina all’uscita della città perché rispetto ad altri obiettivi come ad esempio una caserma dei carabinieri era più facile da colpire”.

Fino ad oggi Giovanni Vantaggiato, reo confesso, ha detto di aver fatto scoppiare la bomba per protesta dopo essere stato truffato almeno due volte dai suoi clienti. Ma non ha spiegato, ad esempio, perché ha tentato senza successo di far sparire qualche documento custodito in casa o nel suo deposito di carburanti. E’ l’attività economica dell’imprenditore di Copertino uno dei filoni sui quali si stanno concentrando gli accertamenti degli investigatori. Documenti in bianco relativi ad operazioni doganali nel settore del commercio di carburanti: potrebbero essere queste le carte alle quali Vantaggiato voleva riferirsi in un biglietto trovatogli tra le mani poco prima dell’udienza di convalida del fermo in carcere e che probabilmente intendeva far arrivare alla moglie. Un “pizzino” sul quale ci sarebbe stata l’invito a “bruciare le carte”.