Girolamo Curatolo, ufficiale italiano condannato in Usa: ha inquinato oceano

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2016 - 00:34 OLTRE 6 MESI FA
Girolamo Curatolo, italiano condannato in Usa: ha inquinato oceano

Girolamo Curatolo, italiano condannato in Usa: ha inquinato oceano

NEW YORK – Ha versato oli in mare e per questo è finito in manette. Il direttore di macchina di una petroliera battente bandiera tricolore, Girolamo Curatolo, sconterà 8 mesi di prigione negli Stati Uniti e pagherà una multa di 5 mila dollari per aver scaricato in mare acque oleose e quindi inquinanti. Lo riportano i media statunitensi.

Curatolo, siciliano, si è dichiarato colpevole lo scorso agosto dinanzi al tribunale federale di Newark, in New Jersey. Gli scarichi provenivano dalla nave “Cielo di Milano” della d’Amico Shipping Italia S.p.A., nel corso di numerosi viaggi vero i porti di Everglades in Florida, Baltimora in Maryland, e Bayonne in New Jersey. Il direttore di macchina della nave cisterna era stato indagato insieme al primo ufficiale Danilo Maimone dal Tribunale Federale di New Jersey per aver violato lo “US Act to Prevent Pollution from Ships”.

Curatolo ha ammesso di aver volontariamente effettuato lo scarico in mare attraverso il sistema fognario della sala macchine di liquidi oleosi, senza utilizzare le attrezzature contro l’inquinamento. Inoltre, ha confessato di aver falsificato il registro di bordo, ordinando ai membri dell’equipaggio di distruggere i registri originari e di mentire alla Guardia Costiera americana durante i controlli. Anche Maimone si è dichiarato colpevole e verrà processato a gennaio.

Già durante le indagini, la d’Amico Shipping Italia, società armatrice della Cielo di Milano, ha dichiarato in una nota di aver “collaborato fin dal primo momento con le autorità americane affinché si facesse chiarezza sulla vicenda che ha coinvolto la nave”.

“Il comportamento sia del direttore di macchina che del suo primo ufficiale non è stato in linea né con le procedure aziendali né con le normative internazionali – ha spiegato ancora – La totale estraneità dell’azienda rispetto al comportamento dei due ufficiali ha evitato la detenzione della nave, differentemente a quanto accaduto con altri armatori in situazioni analoghe”.