Giustificazione di una mamma: “Basta compiti. Dopo scuola mia figlia gioca”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2016 - 17:16 OLTRE 6 MESI FA
Giustificazione di una mamma: "Basta compiti. Dopo scuola mia figlia gioca"

Giustificazione di una mamma: “Basta compiti. Dopo scuola mia figlia gioca”

MILANO – “Dopo otto ore sui banchi di scuola, mia figlia non ha fatto i compiti perché ha fatto sport e giocato”: con queste parole una madre di Milano, Anna Santoiemma, già candidata al Consiglio comunale con Sinistra per Milano, ha giustificato la figlia di fronte agli insegnanti.

 

“Gentili maestre, Mariasole non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, dalle 17 alle 19.30 ha dedicato il suo tempo libero restante ad attività ricreative e sportive”,

ha scritto la signora Santoiemma sul diario della figlia, che frequenta la scuola elementare. E su facebook ha rincarato la dose. Sopra alla fotografia della pagina del diario della bambina con la sua giustificazione ha scritto:

“Questo è quello che ho scritto oggi sul diario di Mariasole, basta compiti e basta torturare questi bambini dopo che passano 8 ore seduti sui banchi”.

Quello di Santoiemma non è il primo caso del genere. A metà settembre un padre di Varese aveva scritto una giustificazione al figlio che non aveva svolto i compiti delle vacanze scrivendo agli insegnanti:

“Come ogni anno, mio figlio non ha svolto i compiti estivi. Abbiamo fatto molte cose durante l’estate: lunghe gite in bici, vita di campeggio, gestione della casa e della cucina. Abbiamo costruito la sua nuova scrivania e l’ho aiutato, sponsorizzandolo, e ascoltandolo nel suo interesse primario: programmazione ed elettronica. (…) Voi avete nove mesi circa per insegnargli nozioni e cultura. Io tre mesi pieni per insegnargli a vivere. (…) Diversi docenti, psicologi e avvocati condividono il mio pensiero. Sono a disposizione per eventuali colloqui”.

Un atteggiamento che si inserisce in una abitudine che vede sempre più genitori opporsi agli insegnanti come alleati dei figli, e non più, come fino a qualche anno fa, schierarsi dalla parte degli insegnanti e di coloro che hanno il delicato compito di educare i bambini.