Gloria Rosboch, Gabriele Defilippi confessa, madre no

Gloria Rosboch, Gabriele Defilippi confessa, madre no
Gloria Rosboch, Gabriele Defilippi confessa, madre no

TORINO – Gloria Rosboch, Gabriele Defilippi confessa, madre no. Gabriele Defilippi, fermato nella serata di venerdì 19 febbraio dai carabinieri per l’omicidio della sua ex insegnante Gloria Rosboch, ha confessato nella notte di avere preso parte al delitto insieme al suo amico Roberto Obert, anche lui fermato e reo confesso. Lo conferma il suo legale, Pierfranco Bertolino. Nega con forza qualsiasi coinvolgimento nell’assassinio, invece, Caterina Abbattista, madre di Gabriele anche lei fermata nella serata di ieri.

Gloria Rosboch, 49 anni, insegnante, è stata trovata cadavere in fondo a un pozzo. Era scomparsa da oltre un mese dopo aver scoperto di essere stata raggirata da un suo ex studente, del quale si era invaghita, che si era fatto consegnare tutti i suoi risparmi per poi sparire. Il giovane, Gabriele Defilippi, di 22 anni, è stato fermato poco dopo dai carabinieri insieme ad un complice, Roberto Obert, di 54 anni.

Oltre ai due è stata fermata anche la madre di Defilippi, Caterina Abbatista, che è accusata di concorso in omicidio. La donna, però, nega qualsiasi coinvoglimento nella vicenda.

Su La Stampa Pierangelo Sapegno parla di “triangolo diabolico” riferendosi a Defilippi, sua madre e Obert e fa sue le parole dell’avvocato di Rosboch definendola “una colomba” che “non ha capito il male”. Scrive Sapegno:

Il giorno in cui fu uccisa, la professoressa Gloria Rosboch s’era fatta bella per i suoi assassini. Prima di uscire, aveva dato un bacio al papà: «Torno fra 20 minuti». Aveva preso il vestito buono, quello della messa, era andata dal parrucchiere perché voleva i capelli un po’ più mossi, ed era sparita. Era il 13 gennaio. Adesso, quegli orchi che lei non aveva saputo riconoscere hanno trascorso la prima notte in una camera di sicurezza dei carabinieri di Ivrea, dopo che il corpo senza vita dell’insegnante è stato ritrovato in un fosso di Rivara, vicino a una cascina. (…) Lei non poteva capirla: «Hanno ammazzato una colomba», dice il suo avvocato, Stefano Caniglia.

Eppure, l’allievo e la professoressa avevano una cosa in comune, questo paese seduto sotto a una collina nella piana di campi tagliati da una sola strada diritta e polverosa, con le sue villette degli Anni Sessanta e i giardini curati come puffi, questo paese da dove lui voleva scappare e lei era destinata a viverci, nell’umile e ordinato perimetro della sua semplicità, con i vecchi vestiti ripiegati nel cellophane dentro i cassetti dell’armadio, i centrini sulla tavola per mangiare, il comodino con la sveglia e la tappezzeria di fiori e dolci arabeschi della camera da letto. (…) Gloria Rosboch, l’insegnante che aveva regalato all’allievo prediletto tutti i risparmi dei suoi genitori, 187 mila euro, lasciando sul conto appena le spese, 1548,86, era questo che rivoleva indietro quando si è accorta di essere stata truffata nell’illusione di una vita troppo distante dalla sua esistenza: rivoleva la mesta tranquillità delle sue abitudini, in questa casa di porcellana dove la polvere non si posa mai, i dolci silenzi delle serate senza niente da fare davanti alla tv.

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