BRESCIA – Niente condanna per Guido Bonera, soprannominato il “Madoff di Brescia“. L’ex direttore della filiale di Rezzato e della sede centrale di Brescia della Banca San Paolo era indagato con l’accusa di aver fato sparire 44 milioni e mezzo di euro che gli avevano affidato 265 clienti tra il 1998 e il 2008. Ma in suo soccorso è arrivata la prescrizione.
Il Corriere della Sera ricorda la sua storia:
Prometteva interessi del 10% usando schede false e truffando con lo schema inventato dall’emigrato italiano a Boston, Charles Ponzi: con i soldi che riceveva dalle vittime, convinte a entrare nel giro dagli ottimi prospetti e dall’autorevolezza di Bonera, pagava gli interessi promessi ai primi clienti. Questi, soddisfatti, reclutavano di buon grado nuovi malcapitati permettendo a Bonera di guadagnare milioni di euro fino al crollo dell’intero sistema. Non pagherà per questo: restano quindi a mani vuote i nove creditori che si erano costituiti parte civile. Dopo sette anni e mezzo (le ipotesi dell’accusa risalgono al luglio 2008) tutto è caduto in prescrizione come già rilevato dalla difesa in tempi non sospetti.
Nell’esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, Bonera, per la procura, «svolgeva professionalmente servizi o attività di investimento o di gestione collettiva del risparmio» appunto per circa 44 milioni e mezzo: «Somme in parte investite attraverso la negoziazione e la gestione di strumenti finanziari, quali titoli derivati o azionari». Quindi, «con artifizi e raggiri» avrebbe incoraggiato l’investimento con la falsa promessa di utili pari al 10% all’anno e fornito «costanti rassicurazioni sull’assenza di rischio» aggiornando gli investitori con schede contabili che riportavano falsi utili. Quelli liquidati, di clienti, altro non avrebbero ricevuto che gli investimenti di altre persone. La bancarotta ammonta a 480mila euro circa. Somma che deriva dalle distrazioni di capitale in favore per lo più dei membri di famiglia (tra cui circa 90mila euro alla sorella, 54mila alla suocera, 100mila alla figlia, 200mila ad altri). All’udienza preliminare si è arrivati dopo oltre 6 anni: il 30 giugno 2008 Bonera si presentò dalla Guardia di finanza per autodenunciarsi: raccontò che all’origine del buco ci fu un investimento da 5 miliardi di lire in derivati.