Iacp Messina, timbravano per i colleghi al bar: indagati 81 su 96 dipendenti

Pubblicato il 10 Dicembre 2012 - 13:57 OLTRE 6 MESI FA
Iacp Messina, timbravano il badge al posto dei colleghi al bar. Indagati 81 su 96 dipendenti (Foto Ansa)

MESSINA – Timbravano al posto dei colleghi al bar: un sistema di “mutuo soccorso” per potersi attardare in pausa pranzo o svolgere faccende personali. Si erano organizzati così, in turni di piccoli gruppi i dipendenti dell‘Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. Per un mese sono stati tenuti sotto osservazione dalla guardia di finanza che si è servita anche di telecamere nascoste: quattro di loro sono stati posti agli arresti domiciliari perché, secondo gli inquirenti, si sarebbero assentati dal lavoro per più di 50 ore in un mese. La Procura ha poi iscritto nel registro degli indagati 81 dei 96 dipendenti dell’Iacp e ha disposto l’obbligo di firma per 54.

La maxi-inchiesta contro l’ assenteismo,  soprannominata operazione badge-sicuro, è stata coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Antonio Carchietti.

Tutti gli indagati sono accusati di “truffa ai danni dello Stato”. Sarebbero circa 1.500 le ore di assenze ingiustificate, in un mese, contestate agli indagati.

Grazie alle telecamere nascoste agli ingressi dell’Iacp è stato possibile rilevare, sostiene la Procura di Messina, come gran parte del personale era solito assentarsi arbitrariamente dal posto di lavoro. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno consentito di accertare che i dipendenti, a piccoli gruppi, si mettevano d’accordo tra loro affinché uno timbrasse i badge degli altri.

Alcuni trascorrevano gran parte del tempo al bar, altri passeggiavano per le vie dello shopping insieme ai colleghi. In altre occasioni la pausa per il pranzo, fissata in 30 minuti, durava oltre due ore e qualcuno, dopo il pranzo, sceglieva di non tornare dietro la scrivania.

Gli indagati, spiega la guardia di finanza di Messina, rischiano, ”oltre al licenziamento, una condanna da uno a cinque anni di reclusione e una multa da 400 a 1.600 euro prevista per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato” e, se riconosciuti colpevoli, ”saranno chiamati a risarcire il danno patrimoniale, pari agli stipendi dei periodi di mancata prestazione lavorativa e al danno all’immagine subita dall’amministrazione pubblica”.