Igor Vaclavic, don Bentivoglio: “Lo battezzai in carcere, era un detenuto modello”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2017 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Igor Vaclavic, don Bentivoglio: "Lo battezzai in carcere, era un detenuto modello"

Igor Vaclavic, don Bentivoglio: “Lo battezzai in carcere, era un detenuto modello”

FERRARA – “Ti supplichiamo: costituisciti e reintegrati in una compagnia ecclesiale piena di accoglienza e di perdono. Noi ti chiamiamo fratello, e per sempre, e ti chiediamo di consegnarti ed evitare altre irreparabili tragedie e scontri”. E’ la lettera-appello al killer in fuga, Igor Vaclavic alias Ezechiele Norbert Feher, firmata dal cappellano del carcere di Ferrara, don Antonio Bentivoglio, e dai catechisti della casa circondariale. Fu don Bentivoglio a battezzare il serbo nel carcere dell’Arginone con il nome di Ezechiele.

Condannato a 2 anni di carcere a Ferrara infatti, Igor esce il 13 settembre 2010, diventa rapinatore seriale e per 3 mesi semina il panico nella zona, a colpi di ascia e arco e frecce. Viene visto come un “pazzo”, lo condannano ancora a 5 anni, nel maggio del 2011. Torna in carcere e qui incontra il cappellano Don Antonio Bentivoglio, con cui si scatta anche una foto che finirà sul suo beffardo profilo Facebook, a nome Ezechiele Feher.

Per il cappellano, intervistato dal Corriere della Sera, Igor è stato un “detenuto modello” che puliva in chiesa, cantava nel coro, cucinava per tutti e faceva il chierichetto. “Ovviamente sapevo del suo passato – spiega Don Antonio – ma sembrava sulla buona strada. Non mi sembrava sincero fino in fondo. Ma ammetto di non aver mai pensato a lui come a un potenziale omicida. Nutrivo speranze sul suo conto“. La pena dovrebbe finire l’11 marzo 2016, ma Igor esce un anno prima per buona condotta.

Resta in ballo il decreto di espulsione che lo fa portare al Cie di Bari, per essere “compiutamente identificato”. Ma manca il passaporto. La Russia e l’Uzbekistan non lo riconoscono loro cittadino e così dopo 15 giorni esce. Un suo complice, condannato per l’ergastolo di un pensionato ucciso nel suo casolare, ha riassunto in poche righe l’indole di Igor: “Lui conosceva i posti buoni e tranquilli. Lui voleva fare qualcosa di più grosso come rapine“.

“Davanti a tanto orrore, generato  dalla distruzione di vite umane nel dispiegarsi della loro quotidianità – scrive don Antonio BEntivoglio – ci chiediamo di quale mistero di iniquità sia capace l’animo umano. E dalle notizie apprese dalla stampa questi avvenimenti sembra possano riguardare te, Igor. Ci sono centinaia di persone, con famiglie a casa, che ora mettono a repentaglio la loro vita e a rischio i loro affetti per fermare questo orrore, per fermare te. Ci siamo conosciuti in carcere dove abbiamo condiviso un luogo di verità e di perdono che si chiama Chiesa. Questo bene può essere negato? Evidentemente tu lo stai negando. E quindi é stato tutto inutile? Assolutamente no, perché rimane in ogni istante la possibilità di ripresa”.

Nemmeno tu sei fatto per il male – si legge nell’appello – perché Dio ti ha creato per il bene, per amare e essere amato. Il male e il dolore che hai causato alle vittime, alle loro famiglie, e a tutta la nostra gente, non sarà recuperabile, ma ti scongiuriamo di riaprire la tua vita al mistero di Cristo presente nella Chiesa”.