Il crac di Parmalat torna in tribunale per il processo di appello

Pubblicato il 9 Dicembre 2011 - 15:55 OLTRE 6 MESI FA

PARMA – Sara' di fronte alla terza sezione penale della Corte d'appello di Bologna, presieduta da Francesco Maddalo, che il 12 dicembre prendera' il via il secondo grado del giudizio nei confronti dei 15 imputati gia' condannati a Parma (nel dicembre del 2010) per il crac della Parmalat di Calisto Tanzi.

Oltre all'ex patron, condannato in primo grado a 18 anni, tra gli altri hanno presentato appello l'ex direttore finanziario Fausto Tonna (condannato a 14 anni), il fratello di Tanzi Giovanni (10 anni e 6 mesi), Domenico Barili (8 anni), ex direttore marketing della multinazionale di Collecchio, Luciano Silingardi (6 anni), commercialista amico di Tanzi, ex consigliere indipendente di Parmalat Finanziaria, nonche' ex presidente della Fondazione Cariparma, Giovanni Bonici (5 anni), numero uno di Parmalat Venezuela ed ex amministratore di Bonlat, la societa' ''cassonetto'' del gruppo che serviva a far sparire i debiti e a riequilibrare i bilanci dissestati. E poi ci sono gli ex dirigenti, sindaci e componenti del Cda Parmalat: Paolo Sciume' (5 anni e 4 mesi), Camillo Florini (5 anni), Davide Fratta (4 anni), Rosario Lucio Calogero (5 anni e 4 mesi), Mario Mutti (5 anni e 4 mesi), Enrico Barachini (4 anni), Giuliano Panizzi (4 anni), Sergio Erede (1 anno e 6 mesi).

Tanzi, attualmente detenuto su richiesta dei Pm milanesi che hanno retto l'accusa nel processo per i reati di borsa commessi dal gruppo di Collecchio, difficilmente partecipera' alle udienze dato che versa in un precario stato di salute, a detta degli avvocati. Per i giudici parmigiani l'ex patron e' responsabile, tra l'altro, di bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere nel crac da 14 miliardi del 2003.

I giudici della terza sezione penale della Corte d'appello di Bologna hanno rigettato, lo scorso novembre, il ricorso presentato dai difensori degli imputati per la sospensione della provvisionale immediatamente esecutiva che era stata stabilita dal tribunale di Parma con la sentenza di primo grado.

Tutti, eccetto Sergio Erede (cui non era contestato il concorso in bancarotta fraudolenta), hanno provato a opporsi alla provvisionale da due miliardi dovuta alla Parmalat in amministrazione straordinaria e ai 35 milioni dovuti allo stesso titolo alle circa 34 mila parti civili (risparmiatori truffati dai titoli di Collecchio) costituite in giudizio.

Per i giudici bolognesi, la cifra e' da ritenersi ''decisamente prudenziale'' rispetto all'entita' del danno e gli imputati devono rassegnarsi a pagare. Il problema resta trovare i beni su cui le parti civili potranno rivalersi, dato che il presunto 'tesoro' di Calisto Tanzi non e' stato trovato e che i patrimoni degli imputati da soli non consentono di coprire la cifra astronomica della provvisionale.