Il fantasma delle Grandi Opere: Ponte di Messina e Tav Milano-Venezia

di Dini Casali
Pubblicato il 24 Giugno 2011 - 11:31| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Per il fantomatico Ponte di Messina sono stati stanziati e già spesi 250 milioni. Il gruppo di imprese Eurolink (guidato da Impregilo) ha in tasca un contratto blindato per la realizzazione dell’opera. Non si può più dire a cuor leggero, basta rinunciamo. La penale sarebbe stratosferica, dell’ordine di centinaia di milioni. Eppure quel progetto, mille volte annunciato e altrettante disatteso, è quasi sicuro che sarà abbandonato. Quasi, perché prorio giovedì 23 giugno la Società Stretto di Messina ha diramato un comunicato ufficiale per segnalarci l’avvio “dell’esame del progetto definitivo del ponte”. Nel totale disinteresse generale, a partire dai politici, a iniziare dallo stesso governo che lo aveva rilanciato.

Rovesciamo lo stivale, come vorrebbe Bossi. L’Alta Velocità sul tratto Milano-Venezia (la Padanìa più pura) non si farà: di conseguenza anche la Tav Venezia-Trieste salta e quindi addio sogni di congiungimento al mitico Corridoio 5, il “transeurope express” che unisce gli antipodi continentali Kiev e Lisbona. La ragione è semplice: per lo Stato costa troppo, Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture è contrario. E pazienza se la Regione Veneto sbraita contro il ministro e gli odiati Palazzi romani. Saranno pure “costi notevolissimi” (Matteoli) ma, specie in casa Lega la decisione sa di tradimento. Una scelta miope e vigliacca con la quale si cancella ogni residua possibilità di agganciare la locomotiva del nord-est al treno della ripresa economica.

Ricapitolando: nord o sud che sia, le famosi grandi opere restano malinconicamente al palo. Non è colpa degli ambientalisti. Non è colpa della crisi economica, “il che potrebbe essere perfino comprensibile”, commenta Sergio Rizzo sul Corriere della Sera. No, è colpa della politica, bloccata per ragioni di campanile. La Lega, dopo la batosta elettorale, non ne vuol più sapere del Ponte di Messina, che giudica e giudicava inutilmente faraonica. L’ex “sceriffo” Gentilini riassume così il rifiuto della sua gente: “Anche tu Bossi, quando appoggi questi programmi da fantascienza, ricordati piuttosto di restare con i piedi per terra, perché gli alpini mettono un piede dopo l’altro”.  Ma non è che in Sicilia le cose vadano tanto diversamente. La giunta lombardiana non è mai stata entusiasta del progetto. Il centrosinistra cui guarda è stato sempre fermamente contrario, nonostante i più di 4000 posti di lavoro previsti. Negli uffici di Eurolink c’è aria di vacanza: gli innamorati divisi dallo Stretto, scherza Rizzo riprendendo una promessa di Berlusconi, dovranno aspettare secoli per saltare in auto di notte per un sussulto amoroso.

Per la Milano-Venezia negata il Veneto si sente preso in giro. Non bastava la miseria dei 300 milioni stanziati per l’alluvione a fronte di una stima dei danni di 2 miliardi. E poi lo scippo delle Olimpiadi 2020, e i generosi trasferimenti di soldi a Roma Capitale, a Catania… Infine ci sarebbe il capitolo della Torino-Lione, per la quale è scattata una gara contro il tempo. Ma questa è un’altra storia. Il fantasma dell’opera.