Per la vaccinazione usiamo cinema e teatri. La proposta di Ilaria Capua
Pubblicato il 21 Novembre 2020 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Ilaria Capua, intervistata dal Corriere, lancia la proposta: “Per la campagna di vaccinazione usiamo i cinema e i teatri che adesso sono chiusi”.
La proposta arriva dalla virologa Ilaria Capua in un intervento sul Corriere della sera.
L’esperta spiega che è urgente comprendere che “stiamo per intraprendere, e non solo in Italia, la più grande e complicata campagna di vaccinazione mai affrontata dal genere umano.
Dobbiamo immunizzare il prima possibile alcune categorie di persone tra cui gli operatori sanitari ed i lavoratori essenziali, le persone a rischio di sviluppare la forma grave”.
“Esiste un problema reale di distribuzione e stoccaggio a basse temperature con delle notevoli complessità logistiche”, dice Ilaria Capua.
L’esperta poi fa presente che, se fosse confermato, “da un’unica fiala o confezione di vaccino scongelato bisognerà vaccinare più persone lo stesso giorno.
E di conseguenza bisognerà gestire il flusso di quelle persone in maniera distanziata.
Mi sembra chiaro che bisognerà allestire dei presidi per gestire le operazioni di vaccinazione e che bisognerà pensarci per tempo”.
Per questo, secondo Ilaria Capua, “si potrebbe trovare una convergenza insperata. Quella di far incontrare virtuosamente due settori sostanzialmente disgiunti paralleli ed indipendenti: quello della sanità pubblica e quello dell’intrattenimento.
Perché non esplorare un piano di distribuzione e somministrazione del vaccino che sfrutti i cinema ed i teatri oggi vuoti che risulterebbero funzionali a questo tipo di attività.
Vi è già una modalità di ingresso controllata con percorso a senso unico fino all’uscita.
C’è l’elettricità sufficiente per un congelatore a meno 70 gradi ed altra strumentazione, ci sono i servizi, ci sono le vie di fuga. I vaccinandi potrebbero sedersi secondo uno schema che rispetti il distanziamento.
Questi CineVax potrebbero anche poi essere usati per il recupero delle vaccinazioni pediatriche che sono saltate a causa dell’emergenza”. (Fonte: Il Corriere della Sera)