Ilva, lavoratori non in cassa integrazione ma in “ferie”. Monti verso un decreto

Pubblicato il 27 Novembre 2012 - 20:47 OLTRE 6 MESI FA
Lo stabilimento Ilva di Taranto (Foto Lapresse)

TARANTO – Niente cassa integrazione per i 1.942 operai dell’area a freddo dell’Ilva. L’azienda ha spiegato che resteranno o in ferie o a carico dell’azienda. L’Ilva avrebbe messo in ferie forzate i lavoratori dell’area a freddo, garantendo lo stipendio anche a coloro che non hanno ferie a disposizione da smaltire, almeno fino al pronunciamento del tribunale del riesame sul ricorso contro l’ultimo provvedimento della magistratura, che ha disposto anche il sequestro della produzione.

Che la situazione a Taranto sia sempre più critica lo dimostra anche il fatto che il presidente del Consiglio Mario Monti si è consultato con il presidente Giorgio Napolitano e sta valutando un decreto legge per far sì che l‘Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, prevalga sulla decisione dei magistrati, permettendo l’apertura dello stabilimento. Anche il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha sottolineato che l’Aia è un provvedimento che ha forza di legge.

In ballo dopo gli arresti e il sequestro da parte della magistratura, non ci sono solo i quasi dodicimila lavoratori dello stabilimento di Taranto, ma anche quelli di Genova, che impiega 1.600 lavoratori, di Novi Ligure, con 800 lavoratori, di Marghera, con 120 lavoratori, e di Racconigi. Mentre lo stabilimento di Taranto produce circa 9 milioni di tonnellate di acciaio all’anno gli altri stabilimenti lo trasformano.

Il provvedimento della magistratura del 26 novembre ha sequestrato il prodotto dell’area a caldo (quella inquinante) lavorato negli ultimi quattro mesi. In questo modo, secondo l’azienda, l’area a freddo non può lavorare, perché se lo trasforma in prodotto finito rischia di cadere in un nuovo sequestro. Per lo stabilimento di Genova ci sarebbe materiale solo per una settimana, per quello di Novi Ligure per due settimane.

Intanto per giovedì, giorno in cui si terrà a Roma l’incontro tra governo e parti sociali, è stato indetto anche uno sciopero di otto ore.

Nei prossimi giorni arriverà anche il pronunciamento del tribunale del riesame, dopo il ricorso dell’Ilva contro l’ultimo intervento della magistratura. Fino ad allora gli impianti di Taranto resteranno chiusi.

Il 27 novembre la lista degli arrestati, tra carcere e domiciliari, si è allungata, passando da sette a dodici. Tra i nuovi arresti quelli di don Marco Gerardo, segretario dell’ex arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa, e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano. Tra i cinque c’è anche un poliziotto, Cataldo De Michele, ispettore in servizio alla Digos della questura di Taranto.