Immigrati, possibile caso di malattia infettiva su barcone

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Luglio 2014 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA
Immigrati, possibile caso di malattia infettiva su barcone

Immigrati, possibile caso di malattia infettiva su barcone

ROMA – Una trentina di immigrati sono morti nella stiva di un grosso peschereccio che è stato soccorso domenica sera, 29 giugno,  nel Canale di Sicilia dalla fregata Grecale della Marina militare. Il natante era sovraccarico: circa 600 le persone accalcate sullo scafo e trasferite sull’unità militare.

Due cadaveri sono stati estratti, ma non è stato possibile recuperare tutti gli altri sottocoperta, dove potrebbero essere stati uccisi dalle esalazioni tossiche del motore, o dall’asfissia perché il locale angusto era sovraffollato.

Il sospetto, a due giorni di distanza, è che la causa della morte di quelle persone non fosse solo l’asfissia, come detto in un primo tempo, o le torture subite prima di imbarcarsi ma anche qualche malattia.

Una volta trasbordati i profughi sulla nave militare Orione, infatti,sono stati rilevati su una sola persona possibili sintomi di una delle malattie infettive elencate di recente dall’OMS e rese note a tutti i Paesi che sono coinvolti nel dramma immigrazione (tra cui anche l’Europa del Nord, dove i profughi sono diretti). Le fonti non fanno sapere nè di quale malattia infettiva si tratti nè se essa è confermata. Al momento si sa soltanto che questa persona malata è stata messa in isolamento sulla nave e non verrà fatta scendere se non prima si sarà sicuri che sia guarita o che la malattia non sia contagiosa.

L’allarme che viene dall’Africa, ultimamente, riguarda malattie come Ebola (la febbre emorragica che sta interessando come epidemia le regioni occidentali), la tubercolosi (che comunque è curabile, se individuata per tempo), alcuni tipi di malaria. Tranne per Ebola, malattia per cui non si conosce cura, l’Europa è ben attrezzata per combattere e guarire tubercolosi e malaria, malattie delle quali si era smesso di parlare come se fossero state debellate. In realtà si erano solo “trasferite” e oggi potrebbero tornare, insieme ad alcuni dei nuovi immigrati che però, lo ricordiamo, restano in Italia solo poco tempo desiderosi di andare a lavorare in Germania, Inghilterra e Francia.