Immigrazione, in 2100 nel centro di Lampedusa. Si rischia il collasso

Pubblicato il 14 Febbraio 2011 - 20:44 OLTRE 6 MESI FA

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Nel centro di accoglienza di Lampedusa, rimasto vuoto per quasi due anni, oggi i materassini di gommapiuma sono sparsi dovunque, nei corridoi dei bagni, davanti all’infermeria e all’aperto, sotto le piante. Lì hanno dormito stanotte 2.100 persone, mentre la struttura potrebbe ospitarne 850.

Non è difficile capire che le cose, così, non possono continuare. A Lampedusa lo sanno tutti. Poliziotti e carabinieri, la gente del posto, le associazioni umanitarie che, chi per un verso chi per un altro, temono che la situazione – finora tranquilla – possa degenerare. Il rischio c’è, ed è per questo che occorre liberare il centro prima possibile. Anche perché il tempo è peggiorato e oggi non ci sono stati sbarchi, probabilmente non ci saranno neppure domani, ma che cosa succederà se ne dovessero sbarcare in un giorno, com’è successo, altri mille?

”Oggi la necessità principale è intensificare i trasferimenti dei migranti fuori dall’isola verso altri luoghi in Italia e decongestionare il Centro di accoglienza, anche per evitare tensioni ed essere pronti a fronteggiare eventuali altri arrivi”, dice Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, arrivata oggi a Lampedusa.

Sì, ma dove trasferirli se gli altri centri sono già pieni? Il Governo sta individuando le strutture (domani il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell’Interno Roberto Maroni ne andranno a visionare una nel catanese), si parla anche di tendopoli da realizzare in Sicilia: quello che conta – sperano tutti – è che venga trovata presto una soluzione.

A Lampedusa, dove in soli quattro giorni, dal 10 al 13, sono sbarcati quasi 4.500 migranti e dove attualmente ne restano circa 2.200, i trasferimenti sollecitati dall’Unhcr vanno a rilento: oggi solo 125 hanno lasciato l’isola con il traghetto per Porto Empedocle. Tutti gli altri, comunque molti di loro, hanno girovagato per le strade di Lampedusa. Li incontri dovunque: al bar, al negozio di alimentari, dal tabaccaio. Possono circolare liberamente, anche perché non sono dei clandestini (”ma non tutti sono dei rifugiati, questo deve essere chiaro, perché molti cercano solo un lavoro e bisogna valutare caso per caso”, spiega la portavoce dell’Unhcr), con la conseguenza che tra gli abitanti dell’isola comincia a serpeggiare un filo di malumore.

Tutti sono solidali e accoglienti – c’è chi gli offre un’arancia, chi un panino o una sigaretta – ma l’idea che questa situazione possa andare avanti per giorni preoccupa. Tra gli stessi tunisini di Lampedusa – un gruppo disomogeneo, dove ci sono quelli scappati perché la situazione è per loro insicura, quelli giunti in Italia per motivi economici, chi è intenzionato a chiedere asilo e chi cerca di raggiungere qualche parente – regna la confusione.

Le voci che corrono nel centro di accoglienza sono le più disparate – c’è chi dice che saranno rimpatriati o, peggio, arrestati – e nonostante le rassicurazioni degli operatori umanitari e delle stesse forze di polizia, il gruppo si ‘agita’. E certo non migliora la situazione il fatto che siano costretti a dormire su un materassino per terra, in alcuni casi all’aperto, con ovvi problemi per lavarsi e mangiare, perché la struttura è al limite delle proprie capacità.

Il timore è che questo disagio degeneri in problemi di ordine pubblico ed è proprio per prevenire incidenti che oggi carabinieri, polizia e guardia di finanza hanno fatto il punto, decidendo di attivare servizi di controllo in giro per l’isola grazie ai rinforzi giunti nelle ultime ore e che continuano ad arrivare. Nel frattempo il centro di accoglienza resta un luogo aperto, dove gli immigrati possono entrare ed uscire liberamente. Anche per questa notte, e chissà per quante ancora, sarà il loro rifugio.

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