Immigrazione: il caso Adama fa discutere Bologna

Pubblicato il 27 Novembre 2011 - 12:22 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA – Si moltiplicano a Bologna gli appelli di solidarieta’ ad Adama, la donna senegalese portata al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) dopo aver denunciato le violenze subite dal compagno. Il 26 agosto scorso la donna si rivolse ai carabinieri raccontando di essere stata picchiata e stuprata dal fidanzato. La straniera fu poi condotta al Cie di via Mattei (nella periferia di Bologna), dove e’ tuttora, perche’ non in regola con il permesso di soggiorno. Centinaia le adesioni di solidarieta’ alla senegalese sono arrivate dopo l’appello lanciato dalla rete di donne Migranda e il coordinamento migranti di Bologna.

Il caso ha raccolto la vicinanza anche dei parlamentari bolognesi del Pd e del sindaco Virginio Merola. La richiesta arrivata da piu’ parti e’ quella di portare Adama in una struttura protetta avviando, al contempo, le pratiche del processo di regolarizzazione. Il dibattito si e’ spostato anche sul fronte politico-legislativo per le norme relative all’immigrazione. Ed e’ scesa in campo anche la Regione Emilia Romagna con un appello diretto al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, ex commissario prefettizio del capoluogo emiliano. L’assessore regionale alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi, ha annunciato l’invio di una lettera al titolare del Viminale per “trovare presto una soluzione per Adama ma anche per dare vita a nuove norme – ha spiegato l’assessore – che rendano percorribile la strada della denuncia anche per quelle donne vittime di violenza che non hanno il permesso di soggiorno”. “Sicuri della sensibilita’ del ministro Cancellieri – ha detto ancora Marzocchi – nei prossimi giorni seguiremo con attenzione il caso molto problematico di Adama e questa sara’ anche l’occasione per avviare un lavoro di confronto su regole nuove per non penalizzare ed anzi facilitare la possibilita’ di denuncia – conclude – sulla falsa riga, per esempio, di quello che gia’ accade grazie alle norme sulle denunce per grave sfruttamento della tratta e sul lavoro che consentono interventi anche di regolarizzazione della permanenza”.