L’immobiliarista Danilo Coppola querela l’Agenzia delle Entrate per estorsione

Pubblicato il 21 Marzo 2013 - 11:45| Aggiornato il 26 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Danilo Coppola, immobiliarista protagonista dell’estate dei “furbetti” del 2005, ha deciso di querelare l’Agenzia delle Entrate per estorsione. Lo ha annunciato lui stesso in una nota in cui rivela di aver finora pagato al Fisco 160 milioni di euro e che l’intransigenza degli esattori sta mettendo a rischio il gruppo e i suoi dipendenti. Alcuni lavoratori del gruppo, giovedì 21 marzo, sono andati a manifestare davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate di Roma.

Con in tasca la sentenza della Cassazione che ha annullato il suo fallimento, sei anni dopo il suo arresto, Coppola ricorda quel 2007, quando fu arrestato con l’accusa di bancarotta e tenuto in custodia cautelare per circa due anni a seguito del fallimento della società Micop, “rivelatosi poi inesistente, richiesto dalla Procura della Repubblica di Roma per un debito tributario che non era ancora scaduto”.  ”Durante questo fermo forzato – spiega – le aziende del mio Gruppo hanno perso centinaia di milioni perché costrette a subire le innumerevoli istanze di fallimento, via via presentate dalla medesima Procura, per ulteriori debiti fiscali rappresentati da meri avvisi di accertamento, in realtà tutti fondatamente contestabili e contestati”.

Tornato in libertà all’inizio del 2009, prosegue Coppola, “ho deciso di sanare ad ogni costo la posizione con il fisco” e si ”è così aperta, su mio impulso, una trattativa con l’Agenzia delle Entrate conclusasi con un accordo transattivo per il pagamento dell’importo complessivo di circa  211 milioni che mi ha già visto pagare in 18 mesi la rilevante cifra di  160 milioni”.

”L’aggravarsi della crisi immobiliare e creditizia mi ha però impedito di pagare in unica soluzione i rimanenti 51 milioni, che ho quindi proposto di estinguere con il versamento di un acconto per 36 milioni e la rateizzazione a cinque anni del rimanente importo di  15 milioni” sebbene ”l’Agenzia delle Entrate, con stupore di tutti, abbia però negato la possibilità di tali pagamenti pretendendo che tutto il debito residuo fosse pagato in unica soluzione”.

Per Coppola l’Agenzia delle Entrate ”non solo ha negato il proprio consenso, ma ha addirittura preteso coattivamente da alcune delle società del Gruppo l’importo di 270 milioni, che erano stati transatti a 51 milioni, e che, soprattutto, risultano tutti oggetto di provvedimenti giudiziari ed amministrativi di sospensione. Dopo aver pagato 160 milioni si nega dunque da parte dell’Agenzia delle Entrate la possibilità di saldare un debito”.

L’immobiliarista afferma perciò che ”non mi sembra questo il giusto atteggiamento che dovrebbe tenere l’Amministrazione finanziaria a tutela dell’interesse pubblico, che non è certo quello persecutorio finalizzato all’estinzione del contribuente, bensì quello di assisterlo onde consentirgli, nei limiti e nel rispetto della legge, di provvedere ai dovuti adempimenti fiscali, ad esclusivo beneficio delle casse statali cui altrimenti quelle preventivate entrate verrebbero a mancare”.