Imu, 89mila euro per la Torre della Ricerca: “Potevamo finanziare un progetto”

Pubblicato il 24 Dicembre 2012 - 11:43| Aggiornato il 26 Dicembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
La “Torre della ricerca” del Politecnico di Padova

ROMA – La “Torre della ricerca” tirata su dal Politecnico di Padova con le donazioni private di migliaia di cittadini ha dovuto pagare 89.400 euro di Imu. La notizia la racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. I soldi sono stati “rubati” ai laboratori, ai ricercatori, ai progetti scientifici. “Potevamo finanziare un progetto triennale per la cura dei bambini affetti la leucemia” fanno sapere dal centro.

Scrive Gian Antonio Stella:

“Cosa sia la Città della Speranza i lettori del Corriere lo sanno. È un miracolo della generosità di tanti italiani che diciotto anni fa si tassarono per regalare al Policlinico di Padova, cioè al sistema sanitario pubblico che non riusciva a venire a capo di una ristrutturazione sempre più lenta e costosa, un intero padiglione di Oncoematologia pediatrica. Costruito, arredato e messo in funzione nel giro di 365 giorni. ….Diventata via via il cuore pulsante della ricerca italiana del settore, con l’aggiunta di un day-hospital per 5.500 bambini l’anno, un pronto soccorso pediatrico, laboratori, un centro diagnostico, la banca dati nazionale delle leucemie infantili, la Città della Speranza si è lanciata tre anni fa in una nuova impresa. L’edificazione di quella ‘Torre della ricerca’ che con i suoi 17 mila metri quadri di laboratori pronti a ospitare complessivamente 700 ‘camici bianchi’, diventerà la più grande cittadella italiana della scienza. Concentrata soprattutto (i primi ospiti gratuiti saranno ad esempio gli scienziati del «Gaslini» di Genova che studiano il neuroblastoma) sulle malattie infantili. Costruita tutta con donazioni di privati. E messa a disposizione delle strutture pubbliche da cittadini che anche in questi giorni stanno raccogliendo offerte con banchetti allestiti tra i negozi di giocattoli, soldo su soldo, senza ricavare per se stessi neppure il rimborso della benzina”.

“Che la ricerca non sia in cima ai pensieri di chi governa l’Italia da tanti anni, però, lo dimostra al di là di ogni dubbio… l’importo stratosferico dell’Imu imposta alla “Torre” della Città della Speranza. Quando ha letto la cifra, la presidente della Fondazione, Stefania Fochesato, per poco sveniva: 89.400 euro. “È una somma pazzesca, pretesa da persone generose che da anni, magari perché colpiti da un lutto, cercano di supplire privatamente alle carenze delle strutture pubbliche. Che senso ha che lo Stato ci chieda tutti quei soldi, coi quali si potrebbe finanziare un progetto triennale?”. “Abbiamo consultato tutti gli esperti e non c’è stato niente da fare. La legge è quella”, spiega Franco Masello, che della Città della Speranza è l’anima storica, “Non capisco. Come non riesco a capire perché abbiamo dovuto pagare il 10% di Iva per costruire la struttura e addirittura il 21% per gli arredi e i macchinari. Manco comprassimo delle Maserati! La nostra è una Onlus in senso stretto. Neppure una lira di profitto: finisce tutto e solo nella ricerca”.

Continua Stella:

“Ma questo è il punto: l’elenco degli immobili esentati dal pagamento dell’Imu, fornito dal Dipartimento delle finanze nella risoluzione 1/Df del 3 dicembre scorso, si rifà infatti come nel caso dell’Ici alla “lettera i) comma 1, dell’articolo 7 del decreto legislativo 504 del 1992, la quale prevede che l’esenzione si applica agli immobili esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a), della legge 20 maggio 1985, n. 222”.

Per capirci: hanno diritto all’esenzione, stando alle denunce giornalistiche, centinaia di società sportive e scuole private e alberghi spacciati per “casa del pellegrino” e altre entità ancora. Ma non i centri di ricerca no-profit nei cui laboratori si combatte, spesso a dispetto della tirchieria dello Stato, la guerra per salvare i cittadini. Si dimenticarono di inserire la parola «ricerca» 27 anni fa. E da allora non hanno mai trovato il tempo di correggere l’errore…”