Imu sulla seconda casa, non si paga se il coniuge vive lì: torna la doppia esenzione

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2022 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA
Imu sulla seconda casa, non si paga se il coniuge vive lì: torna la doppia esenzione

Imu sulla seconda casa, non si paga se il coniuge vive lì: torna la doppia esenzione FOTO ANSA

L’Imu non si paga sulla seconda casa di proprietà se vi abita il coniuge e non importa se nella seconda casa abbia la residenza oppure il domicilio. Lo ha deciso la Corte Costituzionale che si è espressa su una annosa questione che durava dal 2011, ovvero quando il governo Monti introdusse il concetto di nucleo familiare. Non si può penalizzare le coppie legalmente unite rispetto alle altre, limitando loro quelle molteplici esenzioni Imu sulle prime case di cui gode invece chi non ha legami di fronte alla legge. Questo ha detto la Corte Costituzionale. Insomma la Consulta dichiara illegittima la norma del 2011 perché discrimina le coppie sposate rispetto ai conviventi di fatto: torna la doppia esenzione, anche all’interno dello stesso Comune. Ma raccomanda alle amministrazioni di intensificare i controlli sui furbetti della “dimora abituale”.

Le coppie, l’Imu e le seconde case

Quindi nel caso della tassa sulla casa, l’Imu, la questione nasce con il decreto legge n. 201/2011, che introduce il concetto di “nucleo familiare”. Una coppia sposata deve fissare la dimora abituale del proprio nucleo, e solo su quella non pagherà l’Imu, presupponendo che i coniugi abitino sempre insieme. Sugli altri immobili posseduti dalla coppia, anche se occupati abitualmente, ad esempio per motivi di lavoro, non scatta l’esenzione e si paga la tassa regolarmente. Una coppia non sposata, invece, non costituendo “nucleo familiare”, non deve indicare un’unica dimora abituale, con l’effetto di poter godere di una doppia esenzione Imu.

La Consulta è intervenuta proprio su questa distinzione

“Nel nostro ordinamento costituzionale non possono trovare cittadinanza misure fiscali strutturate in modo da penalizzare coloro che, così formalizzando il proprio rapporto, decidono di unirsi in matrimonio o di costituire una unione civile”, si legge nella sentenza che ha dichiarato illegittime le norme che, per i componenti del nucleo familiare, limitano l’esenzione ad uno solo degli immobili. Una distinzione che ormai è anche anacronistica, spiega la Corte, perché “dall’aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici, dall’evoluzione dei costumi, è sempre meno rara l’ipotesi che persone unite in matrimonio o unione civile concordino di vivere in luoghi diversi, ricongiungendosi periodicamente, ad esempio nel fine settimana, rimanendo nell’ambito di una comunione materiale e spirituale”.

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