Inchiesta G8, De Santis in manette: i motivi del Tg2 e quelli della polizia penitenziaria

Pubblicato il 14 Giugno 2010 - 23:21| Aggiornato il 15 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

All’udienza al tribunale del riesame di Firenze per discutere la richiesta di scarcerazione di Fabio De Santis e Angelo Balducci, De Santis arriva stamattina accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria e in manette. Lì viene accolto da una folla di telecamere e fotografi che hanno subito fatto scattare i flash, tanto che il suo legale si dice frastornato “e amareggiato dall’esibizione in manette”.

L’avvocato Alfredo Gaito lancia subito un appello e aggiunge che apprezzerà “se quelle immagini non saranno mandate in onda o pubblicate”. Risponde subito il Garante per la privacy: “I media si astengano dal diffondere riprese e fotografie di persone in manette”.

Il Garante invita “tutti i media al più rigoroso rispetto delle norme, e alla salvaguardia della dignità personale, anche per evitare all’Autorità di dover adottare i conseguenti provvedimenti in caso di mancato adempimento”.

E i tg Rai sembrano per primi allinearsi all’invito tanto da far dire ad Enzo Carra, esponente Udc che ai tempi di Tangentopoli fu al centro del caso che aprì la discussione sulle “manette-spettacolo”: “Salutiamo con favore la correttezza dei telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo che, facendo tesoro della dolorosa e vergognosa esperienza del passato, hanno assunto, seppur con modalità diverse, una forte presa di posizione contro le orride sequenze di un cittadino ammanettato prima che un qualunque giudizio sia stato emesso nei suoi confronti”.

Di “esempio di corretta informazione che tutti dovrebbero seguire”, parla Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera e componente della Vigilanza Rai parlando sempre dei tg. Ma dal Tg2 a parziale smentita arriva la dichiarazione pubblica del direttore Mario Orfeo che invece nell’edizione delle 13 quelle immagini le ha mandate in onda come “un atto di denuncia”.

“Abbiamo deciso di farlo nell’edizione delle 13.00, la nostra più seguita, perché ci sembrava il modo più forte per denunciare un abuso e una mortificazione della dignità umana”, sottolinea Orfeo.

“E una volta tanto – spiega ancora il direttore – non lo abbiamo raccontato solo come un fatto di cronaca. Il titolo di copertina era: ‘Inchiesta grandi appalti e la gogna della manette'”.

“Non si capisce il motivo di esporre un imputato all’umiliazione, senza alcun motivo, di passare dal cellulare della polizia all’ingresso del Tribunale del riesame di Firenze con le manette ai polsi, sapendo che lì c’erano telecamere tv, fotografi delle agenzie, giornalisti e persone comuni”, spiega ancora Orfeo e incalza: “abbiamo fatto vedere le immagini denunciando questa gogna. Ci hanno fatto ricordare le immagini di Mani Pulite”.

Respinge al mittente ogni polemica Donato Capece, segretario generale del sindacato penitenziario Sappe: “E’ regolare e legittimo – dice – che i detenuti, ancorché imputati, siano condotti con le manette durante le traduzioni”.

“Ci stupiscono – conclude – le immancabili polemiche che accompagnano il vedere detenuti ‘presunti eccellenti’ in manette e l’impatto mediatico di cui godono spesso queste polemiche”.

“E’ regolare e legittimo che i detenuti, ancorché imputati, siano condotti con le manette durante le traduzioni”sostiene Capece, che ricorda che a prevederlo è “espressamente il regolamento: l’uso delle manette ai polsi è obbligatorio quando lo richiedono la pericolosità del soggetto o il pericolo di fuga o circostanze di ambiente che rendono difficile la traduzione”.

“Una valutazione di questo tipo, per altro frequentissima, giustifica l’uso delle manette. Solo in aula di udienza, il detenuto interviene libero nella persona salve le cautele necessarie per prevenire il pericolo di fuga o di violenze. Ci stupiscono – conclude il Sappe le immancabili polemiche che accompagnano il vedere detenuti ‘presunti eccellenti’ in manette e l’impatto mediatico di cui godono spesso queste polemiche. Tutti i giorni la stragrande maggioranza delle traduzioni di detenuti avvengono con le manette, e giustamente sottolineo, perché garantiscono ordine e sicurezza. Ma le polemiche scoppiano con gli ‘eccellenti’. Come se essere un qualsiasi sconosciuto, ancorchè detenuto, giustificherebbe, comunque e a prescindere, l’uso delle manette…”.