Inchiesta G8: i fondi neri di Anemone custoditi da un prete, don Evaldo Biasini

Don Evaldo Biasini

Era un prete, don Evaldo Biasini, a custodire i fondi neri di Diego Anemone. I soldi dell”imprenditore, che aveva messo le mani su molti appalti del G8 e dei Grandi Eventi e avrebbe ricambiato i favori distribuendo soldi e benefit a magistrati, funzionari della Protezione civile, politici e uomini delle forze dell’ordine, erano “tenuti” nella cassaforte del prete, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù.

Dietro a un quadro che rappresenta scene religiose, i carabinieri del Ros hanno infatti trovato la cassaforte con un milione di euro circa, tra contanti e assegni. Denaro che il sacerdote custodiva gelosamente e prelevava ogni volta che Anemone ne aveva bisogno. Don Biasini, secondo le accuse, era il cassiere per i pagamenti in nero dell’imprenditore, socio di maggioranza anche del Salaria Sport Village di Roma.

Gli investigatori dei Ros sono arrivati a localizzare la cassaforte dei fondi neri” attraverso le intercettazioni telefoniche, in particolare quella in cui Anemone chiede a don Evaldo di procurargli subito 50 mila euro in previsione di un incontro che l’imprenditore aveva fissato il giorno dopo, a piazza Ungheria a Roma, con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Bertolaso ha confermato l’incontro ma ha negato di avere mai ricevuto soldi dal suo amico Diego Anemone (e in effetti la circostanza non ha avuto nessun tipo di riscontro).

Secondo gli inquirenti di Firenze e di Perugia, Anemone aveva eseguito lavori di restauro per conto di don Evaldo alla Congregazione religiosa e non aveva emesso fatture, d’accordo con lo stesso sacerdote. Don Evaldo però non pagava subito, tratteneva i soldi e li consegnava ad Anemone “a rate”, 40-50 mila euro a volta, quando l’imprenditore glieli chiedeva per “ringraziare” i suoi benefattori, coloro cioè che lo agevolavano all’interno dei ministeri dei Lavori pubblici e delle Infrastrutture, per gli appalti milionari.

Vere e proprie tangenti dunque che comunque sarebbero “sfuggite” ai controlli di alcuni generali, ufficiali e marescialli della Guardia di Finanza e di alcuni magistrati della Corte dei conti i quali avrebbero chiuso un occhio – questa è l’ipotesi degli inquirenti – in cambio di assunzioni di amici e parenti nelle aziende di Diego Anemone, di massaggi gratis al Salaria Sport Village, di costruzioni e ristrutturazioni di alloggi di personaggi eccellenti.

Nella cassaforte di don Evaldo Biasini sono stati trovati decine di assegni e si sta tentando di stabile la destinazione dei pagamenti in nero effettuati da Anemone. Gli inquirenti sospettano che Anemone facesse eseguire lavori gratis o a prezzi di favore anche a prefetti, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine che adesso temono che la vicenda possa essere scoperta. Interrogato nei giorni scorsi Diego Anemone si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Ma se parlasse – afferma un magistrato – gran parte della Roma bene potrebbe passare guai seri”.

La traccia che ha portato ai fondi neri di Diego Anemone nasce da una telefonata tra l’imprenditore Francesco Piscicelli e Anemone.
In questa circostanza Piscicelli, che sa della disponibilità in nero di Anemone, dice: “… allora io gli devo lasciare un po’ di cash… perché io cerco sempre di fare da solo… però dobbiamo fare il cambio.. . “.

Anemone: “… cambio o meno… dimmi quant’era la cosa… mo’ vedo io che posso fare”.

Piscicelli: “… io allora… perlomeno 15-20 bisogna darglieli”.

Anemone gli fa capire che bisogna aspettare qualche giorno per il “cash” e aggiunge che sarà in grado di dargli per il momento soltanto 10 mila ero: “Mò chiamo quel ragazzo… quel prete lì, quel giovane missionario… mi ha dato appuntamento giovedì”.

Il giovane missionario a cui Anemone fa riferimento, scrivono i carabinieri, sarebbe don Evaldo Biasini. Dalla conversazione si intuisce che Piscicelli ha bisogno di quei soldi in contanti. Soldi che si riferiscono a un “urgente intervento” di natura economica “di cui ha appena avuto richiesta presso gli uffici del dipartimento di via della Ferratella, in cambio dell’affidamento di lavori pubblici per un cospicuo importo. Tanto da far affermare allo stesso Piscicelli: ” … Come le vacche all’ingrasso ci mettono”.

I Ros intercettano un’altra conversazione tra Anemone e don Evaldo il giorno prima dell’incontro con Guido Bertolaso a Piazzale Ungheria: “… senti don Evà scusa se ti scoccio… solo per rotture di coglioni perché ieri… stamattina devo vedere una persona verso le 10.30… tu come sei messo?”. Don Evaldo risponde di poter recuperare, su due piedi, solo 10 mila euro: “Di soldi? Qui ad Albano ce n’ho 10 soltanto… giù a Roma potrei darteli… debbo poi portarli in Africa… mercoledì”. E la mattina dopo, don Evaldo informa Anemone di avere a disposizione i 50 mila euro: “Quanto ti serve… dimmi tu perché li vado a prendere”. Diego Anemone dopo questa rassicurazione dice a don Evaldo: “Va bene don Evaldo… sei un angelo”.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie